Regia di Adam Wingard vedi scheda film
Indifendibile.
Adam Wingard esplicita subito le potenzialità teorico-filmiche della storia della strega di Blair, quelle stesse potenzialità che implicitamente aveva anche il primo ormai storico episodio del 1999, cioè a dire il fatto che la strega di Blair non va mai guardata (negli occhi, puntualizza a sorpresa il protagonista nel finale). Nel primo non la vedevamo; cosa succederà in questo nuovo episodio? Fin dove spazieranno i limiti del nostro sguardo? La videocamera può fare da filtro?
Dopo esperienze decisamente più felici nell'ambito dell'horror found footage (V/H/S e V/H/S/2), e dopo esperienze medie e mediocri nell'ambito del classico cinema finzionale (A Horrible Way To Die [2010], You're Next [2011], e The Guest [2014], rispettivamente medio, mediocre e brutto), Wingard tenta di nuovo la strada mockumentary. Per molti, fuori tempo massimo, soprattutto per quelli che si limitano a trovare "furbetta" l'operazione commerciale del primo Blair Witch Project. In effetti l'operazione di Sanchez e Myrick fu soprattutto frutto di una furbizia puramente cinematografica, perché a confronto con il POV degli anni '10 quel film dimostrava un'attenzione (per ciò che concerne il profilmico, il montaggio, etc.) quasi encomiabile. Insomma, un'idea commerciale, ma cinematografica. Wingard invece è un prestigiatore poco abile, che ci illude solo di conoscere il mezzo come un mestierante superiore alla media.
Il risultato è invece pretestuoso, esasperante e pure noioso, per dirla facile. Blair Witch, o forse è meglio dire The Woods, è un film che rimane continuamente, involontariamente, potenziale: si potrebbe fare infatti una lista di idee (più aneddotiche-entusiastiche che propriamente cinematografiche) che Wingard mette in ballo ma che non ha la minima intenzione di sviluppare. Per esempio la deriva voodoo (nella singola scena vagamente riuscita del film), l'utilizzo del drone, il vedo-non-vedo della seconda parte (non diciamo se la strega si veda o meno), l'eterno ritorno della prima sequenza (molti dubbi che vengono, a fine film, sulla localizzazione temporale della prima scena), l'ambiguità e il possibile tranello (i personaggi dei due ragazzi "del luogo"), la confusione temporale (poco angosciante, continuamente spiegata e rivelata da battute chiarificatrici), la cascata di cambiamenti di set finale (dal bosco alla casa, dalla casa ai cunicoli sotterranei), la tentazione del guardare come motore desiderante dell'immagine (il finale col suo sguardo filtrato). Molte potrebbero essere le riflessioni sul film, ma sono tutte a posteriori, volendo speculare su qualcosa che invece manca proprio della materia prima: la novità, la tensione, l'horror alla fin fine. Se ci accontentiamo degli jump scare (quasi del tutto assenti nel rigorosissimo primo episodio), allora bastano alcuni video su YouTube ben più efficaci. Decisamente più curioso pensare, a confronto con questo film che spiega tantissimo, come il primo Blair Witch Project riuscisse a costruirsi sul nulla: sul fuoricampo, sul buio dietro i close-up, sui bordi infuocati delle inquadrature...
E' un brutto periodo per il found footage. Meglio dribblare i POV distribuiti in sala e guardare ciò che del genere c'è di interessante altrove.
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