Regia di Shu Aiello, Catherine Catella vedi scheda film
Documento prezioso, non solo per la triste attualità giudiziaria (il sindaco di Riace accusato, in effetti, di reato di Umanità), ma anche e soprattutto perché coglie in modo essenziale e scevro da sentimentalismi l'essenza storica e universale del fenomeno migratorio e ne esalta le virtù impagabili di veicolo di rinnovamento e crescita culturale.
Un piccolo paese nel sud di una regione geografica, l'Italia, che si protrae in un grande mare, il Mediterraneo. Grande non per l'estensione, ma in quanto brodo di cultura della storia di genti che hanno nel tempo popolato tutto il pianeta. Riace, per impulso di una persona semplice e illuminata, quasi visionaria, ha riscoperto la sua vocazione. Il documentario di Shu Aiello e Catherine Catella riassume splendidamente questi temi: il movimento delle persone è un fatto storico e immutabile, come sa essere immutabile e naturale la capacità di accogliere e sostenere i propri simili in difficoltà, specie quando arrivano da molto lontano dopo aver rischiato la vita a causa delle guerre, della fame e delle politiche di respingimento. Le donne e gli uomini di Riace lo sanno bene, perchè lo hanno vissuto, direttamente o attraverso i racconti dei loro genitori e parenti. Tanto che questo, come tanti altri paesi bellissimi in Italia, è stato, a causa dell'emigrazione, ad un passo dall'estinzione per mancanza di giovani. Ma la politica dell'apertura e dell'accoglienza portata avanti negli ultimi anni da questi splendidi Calabresi ha consentito il rifiorire della vita, e i sorrisi dei bambini africani, mediorientali, italiani che giocano e studiano insieme offrono spunti di speranza al nostro tormentato Paese. A otto anni dal cortometraggio di Wim Wenders "Il Volo" in cui il regista documentava la nascita di questa magica esperienza, Shu Aiello e Catherine Catella recuperano con sapienza le immagini, le voci, le emozioni dei protagonisti cogliendole nel momento attuale, quando il sindaco Domenico Lucano e la comunità di Riace devono fronteggiare il "cattivismo" di quella parte d'Italia che, come ha detto Wenders, pensa che il Passato debba e possa essere il futuro dell'Europa.
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