Regia di Shu Aiello, Catherine Catella vedi scheda film
Nella terra di Calabria, il paese di Riace è abbarbicato fra le alture dell'Appennino e ha una storia simile a quella di tanti altri comuni limitrofi che hanno vissuto il fenomeno dello spopolamento progressivo a causa della povertà della zona e l'emigrazione di massa.
Paesi vecchi, che muoiono nel silenzio delle valli e all'ombra della soffocante presenza della criminalità mafiosa.
Shu Aiello e Catherine Latella realizzano un film-documentario che parla di speranza.
Quella speranza che si trova nella storia recente di Riace,grazie al progetto di accoglienza di rifugiati e domandanti asilo politico consistente in diverse azioni intraprese nel corso degli anni. Dopo che la Legge Bossi-Fini aveva istituito nel 2002 lo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sotto l'egida del Ministero dell'Interno per gestire i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale, Riace ha aderito al progetto e ottenuto fondi sia per ottenere mutui al fine di ristrutturare le case dismesse sia per reimpiegare gli immigrati a lavorare nel comune attraverso laboratori artigianali, insegnare loro la lingua italiana e favorire di fatto e da subito l'inserimento nella comunità calabrese.
Lo raccontano attraverso i ricordi di alcuni dei rifugiati curdi, del Maghreb o dell'Africa profonda, che svelano il dramma delle partenze dalla propria casa, le tragedie delle traversate in mare spesso a contatto con la morte di cari e conoscenti, e infine il calore di un'accoglienza sincera. Uno dei paesi più poveri d'Italia che svela l'importanza della condivisione del senso dell'appartenenza.
E in contraltare si ascolta la voce narrante di una ragazza con accento francese che scopriremo essere una donna calabrese che ricorda con dolore e nostalgia la "sua" emigrazione e la nuova terra che ormai l'ha accolta.
Nel penetrare l'idea di un nuovo modo di fare comunità e coscienza civile, l'opera delle due Autrici sa essere contemporaneamente poetico, attraverso una fotografia calda e avvolgente, e politico, parlando di un'esperienza - per certi versi boicottata - ma che si sta diffondendo a tanti comuni calabresi altrimenti destinati a svuotarsi e morire.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta