Regia di Francesco Fei vedi scheda film
« Chi compie viaggi esteriori cerca la completezza nelle cose, chi si dà alla contemplazione interiore trova la sufficienza in se stesso. » Lieh Tzu, IV, 51
GIOVANNI SEGANTINI
RITORNO ALLA NATURA E A SE STESSI
« Chi compie viaggi esteriori cerca la completezza nelle cose, chi si dà alla contemplazione interiore trova la sufficienza in se stesso. »
Lieh Tzu, IV, 51
Ci sono vite difficili. Ci sono vite brevi. Ci sono vite e anime che vengono capite tardi, dopo, troppo in là.
I tre casi toccano l’esistenza di Giovanni Segantini. Nato poverissimo ad Arco nel 1858, morto a soli 41 anni dopo essere rimasto orfano a 4 anni, abbandonato dai fratelli dopo la precoce morte di padre e madre, finito poi in riformatorio per vagabondaggio, egli fu apolide, analfabeta e, nonostante tutto, riuscì a diventare uno dei massimi artisti tra i simbolisti e divisionisti internazionali.
Chiuso e solitario, il conforto lo trovò solo nella pittura, nel mondo naturale e nella spiritualità tra la vasta natura e i suoi amati animali, nel silenzio della potenza sterminata di valli e montagne che lo accoglievano come il Maloja e tra le braccia del grande amore, la moglie Luigia Bugatti.
Scene di genere, bucoliche e naturalistiche, la pittura iniziale è di stampo verista; da subito viene notato e aiutato da Grubicy che riconosce un talento spiccato e unico in Segantini.
Soggetti pastorali d’intonazione mistica lo accostano alla scuola di Barbizon e a Millet. Mentre lo studio della luce lo avvicina al grande Courbet. Con essa diviene un maestro, proiettandola tra alte montagne, tra i pieni e scuri della neve, in vallate adombrate dai raggi del sole, nei corpi plastici, materici e iconici delle numerose e simboliche madri: tutte quelle che gli sono mancate fin da piccolo e che continua a rappresentare anche nude, come un’ossessione materna e sensuale. Il tepore della stalla, e del bambino, la mucca che allatta, un filo di luce, sono associati a quel calore materno che tanto gli mancò e che riesce totalmente a rendere a noi che osserviamo.
Il docufilm Segantini, ritorno alla natura, diretto da Francesco Fei, oltre ad un’ottima interpretazione di Filippo Timi in un personaggio contrastato e contorto, schivo e solipsista, riesce a mettere a fuoco una vita non facile, poco nota e intensissima. Così come la sua elegante pittura!
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