Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Un uomo non uomo (“io non sono né marito, né padre, né soldato”) e una donna non donna (una fattrice che bada alla casa) sono i protagonisti di questo dramma raccontato con tecnica sopraffina da uno dei più grandi registi del cinema italiano.
Il 6 Maggio 1938 in via XXI Aprile al numero 29 nel Palazzo Federici svuotato per la storica visita di Adolf Hitler a Roma, Gabriele (Mastroianni), omosessuale vessato dal regime, e Antonietta (Loren), vessata da un marito arrogante e traditore, vivono la loro “giornata particolare”.
Gabriele e Antonietta sono due anime fragili e insicure; entrambi traditi, il primo dal fascismo (“Io non credo che l’inquilino del sesto piano sia antifascista, semmai è il fascismo che è antiinquilino del sesto piano”) e la seconda dal marito, si incontrano scontrano nel vuoto di uno dei più belli scenari usati nel cinema italiano. Scola come al solito misura con precisione quasi maniacale critica sociale, ironia, cinismo e emotività per raccontarci una storia ambientata durante il ventennio, in cui le sopraffazioni dei forti sui deboli sono all’ordine del giorno, ma che resta viva e attuale in quegli anni 70 sconvolti dai grandi movimenti di massa per i diritti civili. La storia non ha una vera svolta positiva immediata, infatti nonostante entrambi sembrino salvati dalla loro giornata particolare, il primo rinuncerà a commettere un “gesto insano” e la seconda troverà il calore sempre anelato, alla fine della stessa i due protagonisti torneranno mestamente al loro destino già scritto. L’unica vera speranza, metaforicamente simboleggiata dal libro “I tre moschettieri”, è rappresentata da quella emancipazione che passa attraverso la conoscenza che porta a prendere coscienza del proprio status (quasi una via gramsciana alla rivoluzione!). Questo percorso però è solo nel futuro di Antonietta, come a dimostrare che negli anni 70 è il movimento per i diritti delle donne a salvare la componente femminile della storia. Sono ancora da venire le battaglie dei movimenti LGBT che salveranno (forse) l’altra componente “femminile emarginata”. Tutto questo viene narrato in una forma modernissima per il tempo, lunghi e indagatori piani sequenza, inquadrature eleganti e misurate, una colonna sonora quasi totalmente assente se non si considera la bellissima scelta stilistica di usare come sottofondo solo la radiocronaca della visita del Fuhrer, come a rappresentare un legame continuo tra il microcosmo dei due protagonisti e il macrocosmo del mondo. I dialoghi sono sempre ad effetto e mai banali (sceneggiatura di Maurizio Costanzo, Ruggero Maccari, Ettore Scola). L’interpretazione della Loren e di Mastroianni (la cui pettinatura mi ha ricordato un po’ quella di Pasolini) è perfetta, mai sopra le righe e mai fuori dai ruoli, considerate anche le caratteristiche reali dei due attori. Insomma un piccolo grande gioiello del cinema italiano. Da non perdere assolutamente.
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