Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Raccontare il fascismo attraverso le smanie di una donna che vive un giorno, dei troppi di tutti quelli che furono, con gli occhi di un uomo "diverso", si può. C'è riuscito Ettore Scola, in modo unico e irripetibile, se vogliamo anche un po' osato. Concentra l'attenzione, e spesso la macchina da presa, su due personaggi normalmente diversi, interpretati da due attori normalmente straordinari. Se Sofia Loren scalpita nel ruolo di una donna pacata e moralmente appagata (almeno cosi crede), Marcello Mastroianni si lascia cullare dal mite carattere dell'uomo "invertito" che mette in atto. Come in un teatro, Scola, lascia che siano i due comprimari a dividersi la scena lasciando gli altri a fare da contorno, che diventa sfondo nei momenti di "lucidità fascista". Quando gli altri non ci sono, gli ideali che sembrano dividere i due protagonisti non esistono. Le lenzuola (nella scena del terrazzo) che si frappongo tra due corpi con la stessa anima pensante, riescono ad avere la stessa consistenza di un muro o di un tavolo (nella scena del pranzo) se la mente non ascolta la ragione. Quando crollano le barriere i corpi si sentono uniti quanto le anime vittime di un'ingiusta mentalità che costringe all'umiliazione convinta. Dopo un momento di piacevole complicità, con la costante presenza della moralità (come nella scena più intima dove Gabriele (Matroianni) resta impassibile e Antonietta (Loren) vuole cambiare la verità (che va contro la sua morale oppressa) che tuona attraverso la cronaca radiofonica della storica parata fascista, si ritorna alla realtà: non si può cambiare quello che non si vuole cambiare. Allora la normalità, immorale ma appagante, prende il sopravvento e resta solo uno sguardo da dare, di sfuggita, all'illuminata finestra della speranza mentre si sfoglia un libro dalle pagine consunte dal tempo. Poi però la luce si spegne e la speranza fugge via lasciandoci alla vita che incombe.
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