Regia di Alex Garland vedi scheda film
Le lamentele del regista circa l'uscita internazionale relegata solo sul servizio on demand Netflix, dannosa in quanto il film sarebbe stato pensato da lui specificatamente per essere visto sul grande schermo, appaiono a posteriori fin quasi ridicole. Dovrebbe, difatti, dirsi al contrario fortunato di questa particolare forma di distribuzione perché non solo il film difficilmente avrebbe recuperato il budget ma, cosa più importante, risulta essere talmente deludente da far sperare che il suo futuro non sia altro che quello di finire smarrito nei meandri delle numerosissime offerte della piattaforma di streaming online.
Si tratta, difatti, del secondo film fin troppo sopravvalutato di Garland (dopo il già non proprio eccezionale Ex Machina), un film pretestuoso, noioso, catatonico, assolutamente privo di quell'originalità tanto millantata da certa critica americana e, invece, alquanto scontato.
E’ poi talmente ricalcato sull’esempio di un capolavoro di genere come Stalker di Tarkovskij (oltreché su una manciata di altri titoli) da sfiorare il plagio, la replica sterile. E’ vero, da questi differisce in più di un punto, ma ciò in cui lo fa non è certo degno di nota, e per il resto Annientamento lo ricorda fin troppo.
Ovviamente, non si avvicina mai neanche lontanamente ai livelli stilistici di quel film, anzi procede in maniera piuttosto confusionaria (complice anche un montaggio francamente estenuante), e dà quasi l’impressione di star assistendo alla proiezione di un rough cut, un film non ancora finito che necessita di alcuni ulteriori interventi in sala di montaggio.
Ne sono un esempio lampante i continui intermezzi riguardanti la passata relazione della protagonista con un collega di lavoro, non solo inutili, ma pure irritanti, visto che interrompono continuamente “l’azione” (se di azione si può parlare).
E’ comunque evidente che solo alcuni tagli non avrebbero finito per migliorare più di tanto la situazione. I problemi del film risiedono innanzitutto nel manico, nella sceneggiatura che oltre a non portare ad uno sviluppo più di tanto coerente di una trama (ammesso che una trama ci sia) si arena pura in un finale non solo scontato ma che rischia ripetutamente di scivolare nel ridicolo involontario.
La regia non è poi molto brillante (e lo si può vedere, ad esempio, nell’insulso inserimento di sequenze horror che dovrebbero suscitare inquietudine ma fanno invece solo ribrezzo [e, talvolta, fin quasi ridere]), e anche la recitazione lascia un po’ a desiderare, complice indubbiamente lo scarsissimo approfondimento psicologico dei personaggi.
Insomma, non bastano dei bei effetti speciali a fare un film, e questa opera seconda di Garland non ne è altro che l’ennesima conferma.
In tutto ciò, appare sinceramente problematico capire dove certa critica abbia potuto ravvisare “l’originale esplorazione di temi stimolanti e impegnativi” di cui si parla su Rotten Tomatoes.
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