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Brazil

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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La recensione su Brazil

di port cros
10 stelle

Incubo visionario, grottesco e fantascientifico ambientato in un futuro distopico, ispirato a 1984 di Orwell, ammonimento provocatorio a non farsi divorare dal meccanicismo, dalla burocrazia, dal consumismo e piuttosto a difendere ad ogni costo i nostri spazi di libertà, perché questa non venga relegata nel mondo dei sogni.

Michael Palin

Brazil (1985): Michael Palin

 

Incubo visionario, grottesco e fantascientifico ambientato in un futuro distopico, fortemente ispirato a 1984 di George Orwell, non a caso è stato realizzato nello stesso periodo dell'ambientazione del libro. Orwelliana è l'idea di un mondo dominato da una burocrazia oppressiva ed invadente che estende il suo controllo opprimente a tutte le attività dell'uomo ("Non si potrà più aprire un rubinetto senza riempire un modulo 7B/60"), annullando ogni spazio di autonomia personale e di creatività. 

Il protagonista Sam Lowry è un grigio e sottomesso impiegato del Ministero dell'Informazione (Winston Smith di 1984 era impiegato al Ministero della Verità). A differenza del protagonista di Orwell, Sam ha una madre, ossessionata dalla chirurgia estetica per ringiovanire il suo aspetto. Come Winston, l'amore, per una giovane dal ruolo ambiguo (camionista? angelo dei suoi sogni? pericolosa terrorista?) sarà la molla che lo metterà in rotta di collisione con il Sistema, un implacabile meccanismo automatizzato, ma non a prova di errore, in cui basta una mosca morta a determinare uno scambio di iniziale che può condannare un innocente alla tortura e alla morte.

 

Jonathan Pryce

Brazil (1985): Jonathan Pryce

 

Brazil di Terry Gilliam è una delle pietre miliari del cinema anni 80, un film che viaggia fuori dagli schemi, diventato cult sia per le riflessioni che stimola sul possibile destino delle nostre società, vulnerabili ai rischi di una deriva tecnicista e burocratica dagli esiti autoritari, ma pure per la fantasia immaginifica con cui si scatena nel creare un avvenire dal gusto retro. Come nel celebre romanzo ispiratore, vediamo un futuro racchiuso “da qualche parte nel ventesimo secolo”, ma immaginato dalla prospettiva degli anni 40-50, dove i computer non sono quelli che effettivamente esistevano nel 1985, ma un qualcosa che poteva essere immaginato prima della loro invenzione. Ma comunque Gilliam ci inserisce anche fenomeni suoi contemporanei,  esplosi negli anni 80, come l'ossessione per la chirurgia plastica.

Straordinaria la resa delle scenografie e del production design, nel creare l'inquietante ed opprimente realtà post-industriale, ispirata all'espressionismo e d all' art deco, con tubi che si insinuano in ogni spazio, autostrade che corrono tra file di cartelloni pubblicitari per nascondere un paesaggio devastato e colossali ed opprimenti strutture architettoniche, dove l'individuo non può non sentirsi perso ed insignificante nella sua piccolezza di fronte all'onnipotenza del sistema.

 

scena

Brazil (1985): scena

 

Fantasmagoriche le sequenze oniriche, che vedono il volo del protagonista alato e bardato in una scintillante armatura andare alla battaglia, per salvare la sua bella, con un guerriero giapponese che pare uscito da una pellicola di Kurosawa. Sognante e nostalgica è anche la melodia della celebre canzone che dà il titolo al film ed accompagna, declinata in vari arrangiamenti, moltissime scene chiave. L'elemento onirico è d'altronde una fondamentale via di fuga in una grigia società basata sul controllo, ove l'unico spazio di libertà individuale si può trovare all'interno della mente, magari proprio nel mondo dei sogni.

 

 

Jonathan Pryce

Brazil (1985): Jonathan Pryce

 

Terry Gilliam ha dovuto lottare contro i produttori che volevano imporre un lieto fine del tutto incongruo all'ambientazione ed all'ispirazione orwelliana. Tuttavia il regista, memore del suo passato tra i Monty Python, è abile spezzare la cappa di tetra oppressione infilando nello script battute spassose (“Care for a little necrophilia?”) e giocando con l'aspetto grottesco (il volto gommoso della madre, allungabile e modellabile dal chirurgo come plastilina).

 

Katherine Helmond, Jim Broadbent

Brazil (1985): Katherine Helmond, Jim Broadbent


Opponendo e mescolando il gelido grigiore della più tetra realtà con i voli pindarici dell'immaginazione più sfrenata in un gioco di contrasti tanto stridenti quanto esplosivi, il visionario Gilliam confeziona il suo rivoluzionario capolavoro, un ammonimento provocatorio a non farsi divorare dal meccanicismo, dalla burocrazia, dal consumismo e piuttosto a difendere ad ogni costo i nostri spazi di libertà, perché questa non finisca relegata nel mondo dei sogni.

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