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Brazil

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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La recensione su Brazil

di mm40
6 stelle

Ci sono le più disparate e nobili origini dietro a questo Brazil: a cavallo fra 1984 e Blade runner (il potere opprimente, i ribelli, schegge impazzite), con un tocco di kafkiano nell'inspiegabile e cospiratorio precipitare degli eventi, e ancora per ammissione di Gilliam stesso c'è del felliniano, versante 8 e 1/2 (forse intendeva accennare alla dimensione psicanalitica della fuga, cui i due film paiono approcciarsi similmente). Ma in realtà pare esserci pure qualcosa del sordido e del grottesco alla Cronenberg. Il risultato, sotto il profilo narrativo, risulta comunque un po' sconnesso, e purtroppo non con quel tocco aggraziato con cui i Monty Pythons (a proposito: in un ruolo minore compare Michael Palin) si permettevano autorevolmente di cancellare e farsi beffe della logica; c'è un'atmosfera claustrofobica che deriva dagli interni schiaccianti e dai plumbei cieli ed una commistione fra generi (azione, sentimentale, fantascienza, un pizzico di comico) in definitiva riuscita. Il titolo, questo sì che è pythonesco, viene dalla canzone omonima (che è il tema ossessivamente ripetuto del film), in stridente contrasto con la tensione e la tragedia che si respirano nel film.

Sulla trama

In una futuribile metropoli controllata da una dittatura feroce, un timido impiegatuccio si ritrova suo malgrado impegnato in una fuga per la sopravvivenza.

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