Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
E’ attraverso la macchina burocratica che si gestisce il potere. Solo mediante un controllo capillare e infinitesimale della società, degli individui e delle loro azioni si può mantenere l’autorità, nascondendo ed omettendo, guidando e spaventando. Le amministrazioni, sottoposte al diritto e al contempo libere, decidono ed agiscono, più meno incisivamente, a volte agevolando o proteggendo, altre appropriandosi delle vite dei cittadini. E’ quel che fanno tutti i governi e, in qualche modo, quello che hanno sempre fatto e sempre faranno. Sovente, uccidendo la libertà e la fantasia. Ispirandosi liberamente a “1984” di Orwell, ma ambientando il film in un imprecisato luogo temporale del futuro, Gilliam realizza il suo capolavoro: una favola nera e visionaria che commuove, disturba e fa riflettere, in un coacervo di sogni, incubi e possibili realtà. Un inno alla libertà e alla fantasia, alla vita mite del povero Sam Lawry (straordinario anti-eroe), e al suo desiderio d’amore e di fuga, ma anche un grido disperato che nasce dalla la paura di non poter più modificare ciò che non può essere tollerato. Brazil è spiazzante e folgorante, disilluso e, al tempo stesso, pieno di speranza: perché quest’ultima “non è la convinzione che le cose andranno bene, ma la convinzione che quel che stiamo facendo ha un senso, indipendentemente dal risultato”(V. Havel). Camei per Ian Holm, Bob Hoskins e Robert De Niro, sovversivo e istrionicamente baffuto. ****
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