Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
un film profondamente scorsesiano, nonostante le apparenze. I primi venti minuti (l'opera e il ballo) sono due appassionate citazioni viscontiane; ma il proseguio del film con Visconti e col cinema storico c'entra poco: quello che interessa al grande regista italo-americano non e' tanto il disfacimento di una grande famiglia aristocratica per effetto dell'incedere inarrestabile della Storia, quanto piuttosto la complessa rete di ipocrisie e il culto delle apparenze tipici del ceto nobiliare (europeo o americano che sia); non quindi un processo storico, quanto una situazione storica, quella di un establishment che per rimanere tale ha bisogno di ferree regole di comportamento, di codici, di tacite convenzioni, di "geroglifici" con cui mantenere il proprio staus. E a farne le spese sono i pochi eccentrici, gli spiriti liberi, quelli come Hellen che pagano lo scotto di essere donne, o quelli come Newland, che odia a morte la logica del sistema in cui vive, eppure non puo' far altro che accettarla passivamente. Alla fine, come tanti altri anti-eroi scorsesiani, si ritrovera' stritolato dalla stessa sofisticata e macchiavellica ragnatela di norme, riti e ruoli che schiaccia brutalmente i "goodfellas" della malavita. Con una differenza: nell'alta societa' ottocentesca affrescata da Scorsese, non scorre un rivolo di sangue (la violenza e' tutta psicologica e morale) e si arriva al paradosso per cui persino la dolce e ingenua moglie May si rivelera' parte fondamentale di questo spietato meccanismo di selezione sociale e di mortificazione dei sentimenti.
sorprendente
bellissima
malinconico
eccellente regia: sobra, equilibrata, armoniosa. Scorsese mostra di saper gestire con leggerezza una materia narativa complessa, evitanto ivorysmi estenuati e sostituendo i proverbiali stacchi netti del montaggio con tenui ed eleganti dissolvenze (scelta geniale!). Scorsese adatta dunque il suo inconfondibile linguaggio ad un immaginario diverso da quello (quelli) a cui ci ha da sempre abituato
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