Regia di Renato Borraccetti vedi scheda film
Fabio Testi, nella sua cella di galera, suona la tromba. Viene quindi condotto all'esterno, verso una ghigliottina. Zac! "Giustizia è fatta", dicono soddisfatti i giudici. Comincia così il film, dopo i titoli di testa, nei quali Testi non compare neppure; purtroppo per lo spettatore non si saprà più niente nè di lui, nè della linea logica che la trama si supporrebbe dover seguire. Ma c'è una cosa che va doverosamente spiegata subito: a Due occhi per uccidere, così come oggi lo conosciamo, manca all'incirca un rullo; chi in rete dice un quarto d'ora, chi mezzora, ma di sicuro la pellicola risulta mutilata. Questo perchè l'unico esemplare ritrovato del film aveva questa durata; grazie al web è stato digitalizzato e diffuso, con gran gioia degli amanti del film di genere e pure di quelli del cinema di serie Z, poveristico. Perchè Renato Borraccetti, come già suggerisce il suo quasi-anonimato, non è un regista particolarmente dotato, anzi: il suo mestiere va di pari passo con i mezzi a disposizione - e parliamo in entrambi i casi di ben poca cosa. Anche se qualche nome di un certo rilievo nel cast viene speso: tanto per cominciare, nella parte tecnica, troviamo Piero Umiliani che compone una colonna sonora - con tromba di Nini Rosso - assolutamente superiore alla qualità del prodotto; fra gli attori invece si possono citare Aichè Nana, Jack Taylor, Barth Warren, Gia Sandri. 55 minuti forse non sono sufficienti per dare una valutazione complessiva del lavoro, ma di certo sono abbastanza per rendersi conto che, fra scene in interni miserrimi, montaggio discutibile, recitazione approssimativa, trama sgangherata e quant'altro, Due occhi per uccidere ha più di una ragione per essere sparito immediatamente dalla circolazione, senza lasciare tracce di sè per tutti questi anni. 2/10.
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