Regia di Sang-ho Yeon vedi scheda film
Prequel animato di Train To Busan, opera prima in live-action di stesso regista Yeon Sang-ho, Seoul Station è possibilmente ancora più cupo, disfattista e cinico della sua controparte dal vivo, e nel quale due generi prettamente d’intrattenimento come l’animazione e l’horror piegano le loro direttive all’irrompere di un realismo privo di speranza e alla più corrosiva critica sociale.
Ill regista non ha alcun interesse a mostrare l’origine dell’infezione (riconducibile comunque all’operato irresponsabile dell’uomo) quanto mostrare la risposta in una situazione di estrema emergenza di parte della popolazione coreana, scegliendo come punto di vista privilegiato la sua parte più miserabile e disaddattata, da prostitute in fuga dai loro aguzzini a giovani perditempo senza un futuro, tra senzatetto e vagabondi fino ai poveri derellitte che sopravvivvono intorno alla Stazione ferroviaria di Seoul (la stessa da dove partiva il treno per Busan), ricettacolo e ground zero dell’epidemia di zombie.
Nell’arco di un’unica notte come ne La Notte dei morti viventi, anche Seoul Station sposa la metafora dell’invasione di morti viventi come strumento di critica politica e sociale sperimentata precedentemente da Romero, una massa informe che con la sua dirompente carica sovversiva mostra tutte le storture della società coreana a sottolineare tutta la rabbia del suo regista nei confronti dell’egoismo e dell’intolleranza per i propri simili della società contemporanea.
Ma se Train to Busan si è rivelato come un vero treno in corsa, dirompente e adrenalinico, pieno di idee e di energie, Seoul Station è invece un pò il suo contrario, anonimo, impersonale, scialbo e troppo didascalico, nel presentare i personaggi come anche nell’evolversi delle storia, a causa soprattutto di una sceneggiatura troppo esile e affaticata, che stancamente si trascina senza particolari guizzi verso un finale metaforico e d’atmosfera ma privo di un vero e proprio pathos.
VOTO: 5
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