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Gli invisibili

Regia di Claus Räfle vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Gli invisibili

di alan smithee
4 stelle

Nella Berlino del 1943, quando il regime comunica ufficialmente che la capitale Berlino è completamente "sgombra" della presenza ebrea - tutta deportata nei campi di lavoro (ovvero di sterminio, anche se nessuno tra i civili, o comunque davvero pochi conoscevano o potevano intuire la sorte disumana che stava per essere riservata agli sgraditi "ospiti"), in realtà alcune migliaia di coraggiosi ed irresoluti tra di essi, fu scoperto che continuarono a rimanere in città, vivendo di nascosto, tra i bassifondi, celati con falsa identità, con strategie anche elaborate, per occultare le proprie radici e cercare di superare indenni il momento tragico, sicuri che la sciagura in atto non sarebbe potuta durare in eterno.

Il regista Claus Rafle ci fa seguire quattro storie di altrettanti giovani (la cui testimonianza via "fiction" si alterna curiosamente con il racconto documentaristico, e dunque reale, dei diretti interessati, effettuato in epoca recente, ritrovandoli sani e salvi ed ultraottuagenari a raccontare, lucidamente, con controllata commozione, i fatti salienti che poi la finzione ci ripropone nel dettaglio poco dopo.

Una giovane di vent'anni sola al mondo che cela la sua origine semplicemente con una tinta biondo platino, un ragazzo che tira a campare falsificando passaporti, un suo coetaneo che si unisce ad un gruppo intento a testimoniare, con un volantinaggio clandestino, le prime notizie certe e terrificanti riguardanti i campi di concentramento; ed infine la storia di una quarta testimone, che si finge, anche tramite consono abbigliamento, giovane vedova di guerra per poter aver libero accesso lungo le vie cittadine.

Senza nulla togliere all'importante, anzi fondamentale messaggio di testimonianza che, opportunamente cadenzato in un "giorno della memoria" che di anno in anno diviene l'occasione sempre più cruciale per ribadire una volta di più la necessità che l'orrore perpetrato da una follia umana raramente giunta altre volte a casi così barbari e disumani, rimanga fermamente a memoria e a monito per i nostri posteri, Gli invisibili, dal punto di vista tecnico-narrativo, nonostante il curioso ed interessante scamotage di ibridazione tra il documento e la fiction, purtroppo viene affossato proprio da quest'ultima, che assume toni, stili e svolgimenti talmente piatti, scontati e inevitabilmente "televisivi", da smorzare ogni pathos ed ogni emozione, pur con tutto il dovuto e meritato rispetto per le preziose testimonianze degli anziani ma ancor lucidissimi veri protagonisti.

 

Un vero peccato che, trovato un compromesso ibrido interessante come quello che caratterizza il film, si sia sprecata l'idea accostando le preziose memorie dei sopravvissuti, ad una fiction dalla messa in scena così scontata, esile e senza alcun mordente, tale da rendere senza nerbo ognuna delle quattro fantastiche storie di vita e di sopravvivenza degli altrettanti coraggiosi ed intrepidi giovani protagonisti.  

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