Regia di Stefan Ruzowitzky vedi scheda film
Film dalle grandi potenzialità ma reso televisivo dal taglio anonimo di regia e da una insensata forma di autocensura. Torna sul set, per l'occasione, Tobias Moretti, volto più noto come commissario Rex.
Austria. La taxista turca Özge (Violetta Schurawlow) è testimone oculare di un omicidio, compiuto in prossimità della sua abitazione, mentre anche l'assassino la nota esporsi da una finestra. Non è il primo delitto attuato con estrema ferocia da un serial killer arabo che, in forza di una concezione distorta della religione, arriva a colpire occasionalmente prostitute musulmane; toglie loro la pelle, facendogli poi ingerire olio bollente, nella delirante prospettiva di anticipare le pene che l'Inferno ha in serbo per loro. Özge, in quanto casuale spettatrice, entra così nelle mire del serial killer che per errore uccide la cugina, residente nello stesso appartamento, una ragazza dalla vita libertina e con una bambina piccola, affidata poi ai genitori della taxista. Il ricordo traumatico delle violenze subite nell'infazia a causa di un padre pedofilo, inducono Özge a fuggire con la bambina, per riparare in casa del commissario Steiner (Tobias Moretti), incaricato delle indagini sui delitti. Intanto l'assassino continua la ricerca della scomoda testimone, nel tentativo di eliminarla.
"Il posto di una donna è ai piedi dell'uomo. Dietro di lui. Nella sua casa." (Teorie "neofemministe" di Saeed el Hadary, il romantico serial killer)
Il regista austriaco Stefan Ruzowitzky è celebre per avere diretto Anatomy e Anatomy 2, due film dal taglio televisivo poco riusciti -e arrivati anche da noi in home video- che figurano tra i sui migliori titoli. In particolare Anatomy (2000), influenzato dalle teorie di cospirazione medica, ipotizza l'esistenza di una setta di dottori intenti a sacrificare (per studi sperimentali) vite umane. Definita degli Antippocratici (poichè contrari all'etica terapeutica e al giuramento di Ippocrate), l'associazione è intenta a protrarre allucinanti esperimenti sul corpo umano (mediante uso di una sostanza definita Prominol) atti a "plastificare" i corpi delle vittime in alcune aule di scuola. Ispirato dalla reale e inquietante figura di Gunther von Hagens e alle sue mostre itineranti (Body worlds) sulla "plastinazione", Ruzowitzky riesce nell'impossibile impresa di rendere privo di interesse un film che, nelle mani di un altro regista, avrebbe certamente ottenuto ben altro risultato.
Questo per dire c'è una regione se anche Cold hell, film dalle grosse potenzialità, purtroppo finisce per essere più simile a un TV movie Anni '90 (ovvero, in massima parte, noioso), penalizzato da una impostazione televisiva, priva di ritmo e vanificata -visto il tema- da una illogica forma di autocensura. La presenza di Tobias Moretti, ex Richard Moser (o commissario Rex) pur se a favore del film viene prontamente bilanciata (in negativo) dal ruolo di Violetta Schurawlow, attrice di talento, quindi non certo responsabile della parte designata da una sceneggiatura che proprio non funziona, riservandole un ruolo di fredda e inappropriatamente forzuta esperta di boxe. Debole anche la risoluzione dell'enigma e di come il commissario, con il supporto di Özge, arriva ad identificare l'assassino. Restano interessante l'incipit e un paio di spericolate corse d'auto su strada. Ma è un po' poco per giustificare un'attenzione di novanta minuti, che non riesce ad essere costante perché per nulla stimolata dal dozzinale risultato d'insieme. L'ultima fatica di Ruzowitzky, fresca fresca, è Patient zero (2018): giusto giusto un bel filmetto per chi, prima o poi, voglia farsi del male vedendolo.
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