L'adolescente Jeanne aspirerebbe a vivere i suoi primi momenti di innamoramento, facilitata dal fatto di essere una ragazza carina, e di iniziare a non passare più inosservata come pretenderebbero i suoi integerrimi genitori.
Ma perché questi ultimi si comportano in tal modo? Perché si tratta di una coppia di ricercati, ex terroristi di fine anni '70 sfuggiti alla cattura solo grazie ad una attenzione ossessiva che richiede precauzioni senza sosta, spostamenti repentini quando occorre, e mai legarsi ad un posto in particolare o tanto meno a persone che esulino da quella piccola, particolare famiglia a tre.
Prima in Portogallo, poi in fuga, aiutati da alcuni ex compagni di lotta e movimento, braccati in una sorta di caccia senza fine, che comincia a star stretta alla adolescente Jeanne, desiderosa di stanziarsi e di vivere come i suoi coetanei, libera di prendersi le sue prime cotte amorose, di vivere le esperienze che per i suoi coetanei sono la routine, mentre per lei un sogno irrealizzabile.
Una famiglia di fantasmi, questa che include la coppia di terroristi mai pentiti e la giovane, incolpevole figlia nata dopo che tutto ebbe inizio.
Christin Petzold non si preoccupa di rendere minimamente empatici i suoi personaggi: nemmeno la protagonista adolescente, verso cui risulterebbe più facile ed umano provare almeno una sorta di distratta tenerezza, e confeziona una sorta di thriller-verità che si distingue per un ritmo piuttosto serrato e per una cupezza che ben si intona alle tragiche tematiche che hanno mosso l'agire dei due genitori alcuni decenni orsono, spingendoli ora a non aver dubbi nel perseguire la loro vita di reietti impuniti e mai pentiti, né tantomeno apparentemente afflitti da sensi di colpa altrimenti difficili da escludere laddove l'essere umano dimostri ancora di saper essere tale, e non più la belva che ha armato i suoi arti e tratteggiato il suo agire violento e senza pietà.
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