Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Il grande film di Roberto Rossellini (1954) è visibile attualmente su RaiPlay grazie al complesso lavoro di restauro dai negativi originali e alla successiva digitalizzazione condotta nel 2012 nei laboratori della Cineteca di Bologna.
Un militare inglese era sbarcato a Napoli nel 1943 durante la guerra e lì era rimasto per amore di una donna.
Alexander Joyce (George Sanders) – suo nipote – era arrivato in auto con la moglie. (Ingrid Bergman) da Londra a Napoli nei primi anni ’50 per raccogliere e valutare il da farsi dell’eredità di quel parente lontano, che si era ricordato di lui nel testamento e gli aveva lasciato una villa bellissima e riccamente arredata, con vista incantevole sull’isola di Capri.
La coppia, che attraversa la campagna napoletana a bordo di un’auto lussuosa, guidata – volante a destra – da Katherine, è sposata da otto anni ed è in crisi da tempo.
Ora Alexander, importante uomo d’affari, è insofferente e spaesato in una terra che sente lontana, e nella quale maggiormente avverte il vuoto affettivo del suo agiato e algido vivere quotidiano, accanto alla moglie sempre più dura e insoddisfatta di lui.
Le prime scene del film – brevemente – ci offrono il quadro del loro matrimonio irrimediabilmente compromesso, fonte di dolore per entrambi, che da tempo parlano linguaggi diversi, fingono indifferenza ed estraneità reciproca e si sentono “straniati” nella Campania che stanno attraversando.
Qui il mondo agricolo è ancora molto presente e incrocia spesso l’autostrada: contraddizione singolare, segni di un’Italia nuova – cartelloni pubblicitari, servizi stradali all’altezza dei tempi – e permanenza di abitudini legate alla pastorizia e agli allevamenti…
In un crescendo di incomprensioni, finzioni e dispettosi rancori, nei diversi e laceranti percorsi durante il breve periodo del loro soggiorno italiano, Alexander e Katherine sono sempre più soli e incapaci guardare a fondo in se stessi per trovare il senso della propria esistenza, simbolica della disperazione esistenziale che potrebbe travolgerli, o che potrebbe risolversi – forse – accettando le proprie fragilità e la paura della morte, presenza costante e inseparabile da quella fiducia nella vita, che con semplicità consapevole il popolo di Napoli aveva maturato nel corso della sua millenaria esperienza, aiutato dalla propria religiosità superstiziosa…
Film poco amato in Italia: la critica italiana - quasi unanime - all’uscita della pellicola non fu convinta dalla novità di un’opera girata “en plein air” con un’attenzione rivolta all’incomunicabilità del male di vivere – di lì a poco il tema di Antonioni e, poco più tardi, di Bertolucci –
Subito amato e apprezzato in Francia*), invece, e nei paesi del Nord Europeo dove i grandi film di Ingmar Bergman da tempo indagavano sulle contraddizioni dell’uomo al quale la razionalità luterana non offre risposte all’angoscia della solitudine del dolore.
* “Quella che Rossellini attiva è una sorta di mise en place di materiali diversissimi (vi coesistono elementi narrativi, drammatici, lirici, documentaristici, saggistici e via elencando): ovvero filma rapporti (e in questo i suoi film sono oggetti morali) e rinuncia a un’idea forte di rappresentazione…” André Bazin.
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