Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Uno Chabrol d'inizio carriera comincia a scoperchiare i suoi primi nidi di vipere familiari, tra rancori, complessi edipici e istinti di autoconservazione di una borghesia con poco fascino, ma che non vuole perdere i propri privilegi.
Al terzo film, Chabrol sembra avere già abbandonato la Nouvelle Vague, in favore di un cinema più classico, che, se non è proprio quello di papà, si accosta a quello dello zio Hitchcock. Del cinema francese di quegli anni, ho sempre preferito l'approccio "romantico" di Truffaut, che mi sembra lontanissimo da questo film di Chabrol, che sembra prendere le distanze, concettualmente e tecnicamente, anche dagli esperimenti di Godard.
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