Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Tratto dall'omonimo testo teatrale di Ira Levin del 1978, il film non rinunzia affatto alla sua provenienza diretta dal palcoscenico, che è palese e mai viene negata, con tutti i pro e contro del caso. Qualcuno potrebbe invero essere infastidito dalla sua dimensione modesta, in sostanza limitata agli interni di una casa, con sei personaggi soltanto (escluso qualche cameo e le comparse) e gli eventi mossi principalmente dai numerosi e corposi dialoghi. Tuttavia, in assenza di preconcetti nei riguardi di una simile impostazione, posso confermare come l'intrattenimento si dimostri infine garantito. Sarebbe interessante e utile approfondirne brevemente la trama, ma ciò rischierebbe purtroppo di comprometterne in modo serio la fruibilità. Qualsiasi anticipazione, anche lieve, potrebbe infatti rovinare più di un colpo di scena, qui assai frequenti. Il primo è letteralmente un fulmine a ciel sereno. I seguenti sono maggiormente prevedibili, lo ammetto, una volta afferrato il metodo, senza però che questo infici mai il piacere nel seguirlo. Più in generale, il gioco funziona davvero bene, nonostante non regga il confronto con la sublime perfezione di Agatha Christie, regina del genere (l'assonanza con The Mouse Trap - Trappola per topi - è voluta?).
Tra i personaggi si distingue soprattutto il protagonista Sidney Bruhl (Michael Caine), per merito ovviamente dell'attore accentratore e sornione. Contraltare dignitoso, sebbene non alla sua altezza, è Clifford Anderson (Christopher Reeve). Dei rimanenti, a sorpresa sono meglio la simpatica medium Helga Ten Dorp (Irene Worth) e persino Porter (Henry Jones) dell'insopportabile e irritante Myra Bruhl (Dyan Cannon).
Essenzialmente Trappola mortale è ben orchestrato e un giallo intrigante, con una buona storia, nella quale non mancano le sorprese, alcune meno riuscite di altre ma sempre sufficienti a mantenere vivo il ritmo, la tensione e offrire un costante coinvolgimento. Tutto sommato è godibile, in particolare alla sua prima visione.
Sidney, famoso commediografo in crisi d'ispirazione, accetta di aiutare Clifford, un suo ex allievo avente dinanzi a sé un futuro brillante, con il piano di appropriarsi del suo lavoro e godersene il merito e i frutti. Per fare questo è persino disposto a uccidere. Ma, in un gioco a incastri con tanti colpi di scena, non tutto filerà liscio...
Sinceramente della composizione di Johnny Mandel ricordo solo l'inizio e la fine, durante i titoli di testa e di coda. Il resto del tempo la mia mente era troppo assorta a seguire i dialoghi e non vi ho prestato attenzione.
L'ho apprezzato siffatto.
Il meccanismo da lui costruito funziona come un orologio svizzero. Ha classe e lo dimostra.
Domina incontrastato con il suo Sidney Bruhl, un maestro nel suo mestiere, dal teatrale carisma.
Un discreto Clifford Anderson, regge bene l'interpretazione.
Alquanto sopra le righe nei panni della nevrotica Myra Bruhl.
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