Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Peckinpah adotta toni quasi insoliti rispetto alla sua fama: violenza ridotta al minimo, forte carica umoristica (con tanto di velocizzazioni comiche), senso di tranquillità, persino una rinuncia (parziale) alla vendetta! Potrebbe addirittura sembrare buonista, vista anche la sostanziale positività di buona parte dei Personaggi e in particolare del Protagonista, e per certi versi si avverte una morale piuttosto tradizionale, più 'capitalist friendly' (con retorica del self made man) che sovversiva. In realtà, caratteri come l'umorismo e la non esaltazione della violenza e della vendetta (non che il Regista le abbia mai condannate moralisticamente, ma comunque le ha sempre problematizzate) sono sempre stati presenti nella Poetica Peckinpehiana (per quel che ho visto finora, almeno). Inoltre Cable Hogue, per quanto possa sembrare vicino ad una positiva raffigurazione del sogno americano, si rivela ad un'osservazione anche solo un minimo attenta un Personaggio in linea con i 'Ribelli' cari al Regista: Individualista ma generoso con le persone a sé care (e non solo), anti-perbenista ma con una sua profonda Etica, realista in un mondo materialista (ovvero attento al guadagno in una società dove il denaro è l'unico motore accettato) ma più attento ai propri affetti che al carrierismo (tant'è che sarà disposto a rinunciare a tutto per seguire la sua amata)... Persino la scelta di perdonare uno dei due ex-soci colpevoli del suo abbandono nel deserto è decisamente Peckinpehiana, perché per quanto desiderosi di (giusta) Vendetta possano essere gli Eroi dell'Autore di "The Wild Bunch", questi si rendono perfettamente conto dell'enorme carico di sofferenza insito nella Violenza, sia che decidano di rinunciarvi sia che decidano di seguirla fino alla fine.
L'Epilogo è inaspettato, un brusco boccone amaro che segue un momento di conviviale allegria (ma dove già si avverte l'arrivo di qualcosa di drammatico, al di là dell'inscenamento del funerale): l'Anti-Eroe del passato viene 'ucciso' dalla fredda meccanica del mondo contemporaneo. Non importa se il decesso sia giunto veramente subito dopo l'investimento dell'auto oppure se il repentino stacco di montaggio (utilizzato altre volte nella Pellicola, con risultati sempre eccellenti) abbia 'truffaldinamente' compresso un (lungo?) periodo di tempo. Il salto temporale resta ambiguo, imprecisato: la presenza di personaggi assenti nella scena precedente dà credito all'opzione 'lungo salto temporale', mentre la presenza di diversi personaggi con vestiti e pose analoghe dà credito all'opzione 'morte quasi immediata'.
Come sempre, Peckinpah tiene d'occhio il Montaggio con grande Maestria: interessanti le sequenze in sovrimpressione, come anche i Titoli di Testa in split screen e la ripetizione dell'inquadratura (soggettiva di Cable?) sui seni di Hildy al primissimo incontro tra lei e il Protagonista. Musiche straordinarie, Fotografia superbamente realistica, Cast di altissimo Livello (non cito nessuno/a, nemmeno i Protagonisti principali in assoluto, per non cadere nel 'triste' effetto 'elenco'), dialoghi eccellenti, e come sempre straordinaria e personalissima la messa in scena di Peckinpah.
Forse è minore rispetto ad altri Grandi Capolavori del Maestro, ma non ne sarei troppo sicuro, e comunque il distacco non mi pare affatto eccessivo (anzi): in ogni caso, ci troviamo di fronte all'ennesimo Cult da consigliare a tutti e tutte, perché merita di essere riscoperto ed amato!
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