Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Il western più poetico e meno spettacolare di Peckimpah è anche quello a cui il regista era più affezionato, riesco facilmente ad intuire il perchè fra un cicchetto di whisky e un boccale di birra: credo che il personaggio di Cable Hogue abbandonato in mezzo al deserto a morire di sete sia la trasfigurazione dello scomodo regista californiano da sempre in conflitto con i suoi produttori, Hogue viene tradito dai suoi amici ma trova la forza per resistere in mezzo ad un mare di sabbia fino a trovare la fonte vitale per mettere su la sua piccola stazione di servizio cartabollata e certificata anche dalle autorità ma attenzione al progresso della macchina produttiva sempre in agguato perchè è un mostro che sbuffa fumo e vapore, non puoi distrarti un attimo o abbassare la guardia che ti passa sopra lo stomaco senza darti neanche il tempo di scavarti la fossa, cosa che il vecchio Sam aveva cominciato a fare da un pezzo abusando di alcool e droga oltre alle immancabili unghiate reciproche con i produttori che caratterizzarono la sua carriera.
L'aneddoto che segna la storia di questo film riguarda il conto totale degli alcolici bevuti nei tanti giorni di pausa incorsi durante la realizzazione a causa del mal tempo: 70.000$ furono ciucciati da Sam, il cast e i suoi collaboratori, tutto ciò non sembra aver influito sul risultato finale, specialmente se si valuta l'ottima prova degli attori; se lo si confronta con "Sierra Charriba" o "Il mucchio selvaggio" la regia appare davvero una scampagnata perchè "The ballad of Cable Hogue" è un film di inquadrature semplici e poca azione tanto che per movimentare la scena c'è voluto un lancio di crotali nella fossa dove Strother Martin e L.Q. Jones credono di aver trovato il tesoro di Cable Hogue, sequenza montata e realizzata in maniera becera sicuramente in un giorno in cui il vecchio Sam non era nel pieno delle sue facoltà perchè come disse James Coburn - Era un genio fin quando rimaneva sobrio -.
Il confronto fra Robarts e i suoi aguzzini è la parte migliore ma anche Stella Stevens e David Warner sono perfettamente a loro agio: la Stevens è tenera e disillusa nel ruolo della prostituta che sogna la grande città e intravede in Hogue un cuore puro, c'è una notevole alchimia fra lei e Jason Roberts anche nelle scene più intime mentre David Warner nel ruolo del predicatore paraculo ha sempre quella luce da pazzoide nello sguardo che solo lui sa far brillare, Roberts è come sempre eccellente ed il personaggio gli sta bene addosso.
Il cinema di Peckimpah è sempre interessnte ma come al solito certe sue scelte stilistiche mi lasciano perplesso per quanto sono gratuite ed inappropriate, stavolta non c'è traccia del suo immancabile ralenty nei corpo a corpo, anche perchè qui non ce ne sono affatto, ma per dare una pennellata di umore a certe sequenze ha raddoppiato la velocità della pellicola ottenendo solo l'effetto di imbruttire il film che è comunque da vedere anche per l'anomala collocazione nella sua filmografia.
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