Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Fino a qualche tempo fa era il Peckinpah che preferivo, superiore anche a Il mucchio selvaggio; avendoli rivisti entrambi da poco, ammetto di aver dovuto modificare le gerarchie. La parabola del self made man che parte dal nulla, ottiene tutto e alla fine resta vittima del meccanismo da lui stesso generato è un po’ troppo programmatica (specialmente la morte sotto un’automobile, simbolo del progresso). Non assomiglia ad altre opere del regista, è accostabile semmai a L’uomo dai sette capestri (1972) di Huston. Resta un grandissimo film.
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