Regia di Marek Kanievska vedi scheda film
A Mosca, un anziano ormai piuttosto malmesso (Everett) racconta a una giornalista americana come sia diventato una spia del KGB, facendo decollare la propria testimonianza dagli anni in cui visse in un college inglese. Qui, tra tentazioni dandy, omosessualità, rigide regole di ruolo e di studio, si trovò a contatto con delatori e personaggi ultraconformisti.
Il regista inglese ma di origini polacche Marek Kanievska firma il suo titolo forse più importante, certamente quello che diede a Rupert Everett l'occasione per farsi notare oltre il più ristretto panorama del cinema britannico. L'impianto del film è rigidamente teatrale, punta moltissimo sui dialoghi e mette a fuoco la condanna da parte di quegli ambienti retrogradi verso qualsiasi inclinazione omosessuale. Ma al di là di contesti raffinati ben ricostruiti, di abiti d'epoca che fanno la loro figura e di attori in parte, il film appare pretestuoso nel connettere i tre segmenti che lo compongono. Tant'è che non si capisce affatto il nesso tra la lunghissima sezione in flashback ambientata negli anni Trenta e i due brevi segmenti collocati nel 1983 che aprono e chiudono il film: cosa c'entra l'omosessualità col diventare una spia, se non per il fatto che in collegio ti hanno educato alla delazione continua?
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