Regia di Marek Kanievska vedi scheda film
La scelta del protagonista è l'esilio da una società in cui il codice comportamentale, anziché limitarsi a regolamentare i rapporti interpersonali, pretende di determinare i profondi risvolti della vita interiore, applicando anche a queste criteri di legittimità superficiali e perentori. Il divieto che confonde il "non fare" col "non essere" è il precetto religioso malamente inteso, che dà indistintamente l'ostracismo al peccato e al peccatore, rifiutandosi di conoscere le ragioni e i sentimenti che ogni azione umana inevitabilmente sottende. Nella rigida, e un po' grottesca, tradizionale organizzazione gerarchica dei college inglesi, l'integrazione coincide con l'omologazione, e con la disponibilità a sostituire la propria identità con un rango, e a definire il proprio ruolo tramite un sistema di mansioni prestabilite. Per gli individui di questo tipo di comunità, esiste solo la classificazione, e non è, invece, prevista alcuna forma di confronto aperto: quella modalità secondo cui tutti sono "uguali", perché tutti sono "diversi", non esistendo, sullo sfondo, alcun canone dogmatico con cui misurarsi.
Il film, che relega le componenti ideologiche, con discrezione, nelle ombreggiature del testo, risplende, nella sensibilità dei ritratti e nella raffinatezza dei dialoghi, della luce di una poesia giovane e spontanea. Questa è la naturale reazione alla volgarità dell'autoritarismo paramilitare, che viene applicato apparentemente a fini educativi, ma effettivamente è eretto a protezione di un sistema di valori e prerogative di casta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta