Regia di Ferdinando Maria Poggioli vedi scheda film
Nella Torino di inizio Novecento l’amore fra Mario, studente universitario, e la sarta Dorina è messo duramente alla prova dal casuale incontro che Mario ha con l’ambigua Elena.
Tutto prende piede dall’omonima opera teatrale firmata da Alessandro (Sandro) Camasio e Nino Oxilia nel 1911; con una sceneggiatura di Salvator Gotta, Ferdinando Maria Poggioli e – non accreditato, in quanto ebreo – Giacomo Debenedetti, Addio, giovinezza! è una pellicola sentimentale indubbiamente figlia dei suoi tempi, nella quale hanno ruoli di primo piano l’onestà, il candore, la giustizia e altri concetti che all’epoca dovevano risultare immancabili sullo schermo. La storia di Mario e Dorina era stata già messa in scena per il cinema ben tre volte; la prima, quasi immediata (1913), era stata diretta dallo stesso Oxilia, mentre le altre due erano entrambe state curate da Augusto Genina, nel 1918 e nel 1927: in sostanza questa è la prima versione sonora del lavoro. Un film non particolarmente avvincente negli argomenti, oggi, ma invecchiato comunque precocemente; certo confezionato con la debita cura e affidato a interpreti quotati e funzionanti come Maria Denis, Adriano Rimoldi, Clara Calamai, Carlo Campanini, Bianca Della Corte e Paolo Carlini, con parti minori riservate anche a Leo Chiosso e Arturo Bragaglia. Per Poggioli, regista ‘popolare’ che aveva il melodramma nelle sue corde, è solo ordinaria amministrazione. Nel 1968 la Rai produrrà uno sceneggiato televisivo basato sullo stesso testo, per la regia di Antonello Falqui. 3,5/10.
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