Regia di Ferdinando Maria Poggioli vedi scheda film
Il giudizio che può essere espresso su questa pellicola di Poggioli del 1940, non può prescindere dal considerare la fonte primaria di riferimento (la commedia omonima) e il particolare momento anche storico in cui ha visto la luce. Contestualizzando quindi, non si può che sottolineare la gradevolezza della rappresentazione che ha i suoi punti di forza proprio nell'abile adattamento per lo schermo del famosissimo testo di partenza (all'epoca e già da molto tempo uno dei più rappresentati sulle nostre scene non solo dal teatro ufficiale, ma anche dalle filodrammatiche di giro) fatto con l'inserimento di gustose "variazioni" ad opera di Salvator Gotta, autore della sceneggiatura, oltre che nella buona prova degli attori: soprattutto la bravissima e appropriata Maria Denis, ma anche Adriano Rimoldi, Carlo Campanini e la "fatale" Clara Calamai, La commedia Addio giovinezza di Sandro Camasio e Nino Oxilia,è stata come ho già anticipato, uno dei maggiori successi teatrali della prima metà del novecento. Rappresentata per la prima volta nel 1911, fu data però alle stampe solo nel 1914. L'immatura e tragica fine dei suoi due autori, morti entrambi a 27 anni (Camasio nel 1913 e Oxilia nel 1917 durante le operazioni belliche del confltitto 1915-18) aiutò a concentrare l'attenzione sulla commedia oltre i suoi valori letterari, poichè le storie di quei brevi amori giovanili narrati sembravano quasi essere un presagio (certamente meno "luttuoso" e funereo che nella realtà) che anticipava l'imminete "fine" dei due scrittori,, e contribuì indubbiamente nell'immediato a decretarne fama e successo. La conferma della grande popolarità del testo è data anche dal fatto che da subito il cinema si interessò al soggetto (e se quella di cui parlo è certamente la più pregevole e riuscita fra tutte le trasposizioni, devo almeno ricordare che già nel 1913 ne fu realizzata una prima versione interpretata da Lydia e Letizia Quaranta, della quale però si sa molto poco, seguita da altre due più note,fatte nel 1918 e nel 1927,, entrambe con la regia di Augusto Genina). Ovviamente fedele ai gusti dell'epoca, Poggioli si mantiene più o meno nel rispetto assoluto delle convenzioni che il genere commedia "pretende" (pur con quel finale un pò amaro che lo caratterizza un poco) ma ha la capacità di ricreare con precisione e gusto l'atmosfera della Torino di inizio secolo, e di descrivere e seguire i suoi personaggi con affettuosa partecipazione (ed anche con appropriate "caratterizzazioni" come quella offerta proprio da Campanini ottimo nel tratteggiare la figura di Leone).
Era il periodo dei "telefoni bianchi", non va dimenticato, e questa pellicola che riscosse - come si può ben immaginare - un unanime successo di pubblico e di critica, pur se di poco, si distaccava almeno dal clichè di una convenzione!
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