Agli inizi del secolo a Torino, Mario, uno studente universitario, s'innamora di una sartina di nome Dorina. Un giorno conosce Elena, donna perduta e mantenuta da un ricco signore. Mario perde la testa e Dorina perde l'amore. Nonostante le varie distrazioni Mario arriva alla laurea e, giusto il giorno del ritorno al paese, rivede Dorina che gli dona un portafoglio ricamato.
Note
È la celebre commedia di Camasio e Oxilia, portata tante volte al cinema da sembrare una filastrocca. Questa versione vanta però lo stile non pesantissimo di Ferdinando Maria Poggioli, la sceneggiatura di Salvatori Gotta e (non accreditato perché ebreo) Giacomo Debenedetti, e la presenza di Clara Calamai, naturalmente nel ruolo della donna perduta e mantenuta.
L'unico pregio del film è che non si presta a fungere da strumento di propaganda per il regime alle prese con l'inizio della sua più tragica avventura (la guerra). Per il resto, però, siamo nel più puro e sterile calligrafismo.
Il giudizio che può essere espresso su questa pellicola di Poggioli del 1940, non può prescindere dal considerare la fonte primaria di riferimento (la commedia omonima) e il particolare momento anche storico in cui ha visto la luce. Contestualizzando quindi, non si può che sottolineare la gradevolezza della rappresentazione che ha i suoi punti di forza proprio nell'abile… leggi tutto
Nella Torino di inizio Novecento l’amore fra Mario, studente universitario, e la sarta Dorina è messo duramente alla prova dal casuale incontro che Mario ha con l’ambigua Elena.
Tutto prende piede dall’omonima opera teatrale firmata da Alessandro (Sandro) Camasio e Nino Oxilia nel 1911; con una sceneggiatura di Salvator Gotta, Ferdinando Maria Poggioli e – non… leggi tutto
Nella Torino di inizio Novecento l’amore fra Mario, studente universitario, e la sarta Dorina è messo duramente alla prova dal casuale incontro che Mario ha con l’ambigua Elena.
Tutto prende piede dall’omonima opera teatrale firmata da Alessandro (Sandro) Camasio e Nino Oxilia nel 1911; con una sceneggiatura di Salvator Gotta, Ferdinando Maria Poggioli e – non…
Una commedia dolceamara sugli anni felici della spensieratezza giovanile e sul loro inevitabile terminare. Ricordo la prima volta che vidi questa pellicola, fu durante un corso di Storia del Cinema Italiano alla facoltà di Lettere: a essere proiettata sul grande schermo era una vhs di qualità mediocre, penso registrata durante un passaggio del film in televisione. Ma era pur sempre una…
Il giudizio che può essere espresso su questa pellicola di Poggioli del 1940, non può prescindere dal considerare la fonte primaria di riferimento (la commedia omonima) e il particolare momento anche storico in cui ha visto la luce. Contestualizzando quindi, non si può che sottolineare la gradevolezza della rappresentazione che ha i suoi punti di forza proprio nell'abile…
L'HO AMATO DA MORIRE.COME HO AMATO VOI.....TANTO DA CREARE,con il sostegno di tanti,Rototom ed il Gestore su tutti,l'evento FILM.TV.IT con Ornella Muti....ora non ne posso piu' di attendere....non so piu' che…
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Commenti (2) vedi tutti
Film ormai troppo dei bei tempi andati.voto.4.
commento di chribio1L'unico pregio del film è che non si presta a fungere da strumento di propaganda per il regime alle prese con l'inizio della sua più tragica avventura (la guerra). Per il resto, però, siamo nel più puro e sterile calligrafismo.
commento di sasso67