Lei è un'ex modella, lui un ingegnere; si trasferiscono in Nord Africa. Alla bella piace giocare con un misterioso personaggio dal soprannome eloquente: "Il serpente". Quando il legame si stringe troppo, sazia e più matura, lei ritorna in Europa. Eros senza fantasia, ammannito con luoghi comuni pseudo-libertari e polverosi simbolismi.
Scult totale, senza vergogna, tipico di quell'ondata di produzioni erotico-soft tanto in voga negli anni '80, che lanciarono filoni ed interpreti brillanti di una luce abbagliante forse, ma anche assai effimera, destinata a ricacciarli nel buio dell'anonimato dal quale provenivano.
Aldo Lado, a volte grande e talentuoso, specie nel genere horror-noir, si lascia imbrigliare in una… leggi tutto
Il film non è granchè ma Fiona Gélin è un bel vedere, voto 8 per il suo apporto sexy a un film altrimenti insufficiente ed attori poco espressivi; cito parole dotte (associandomi) dall'utente flagranza dal Davinotti: "De Caro testimonia anche con questo lavoro che nella smorfia gli artisti erano solo due. Gli altri due". leggi tutto
Un ingegnere si reca in Nordafrica per lavoro, portando con sé la moglie modella; quest'ultima viene da subito insidiata dai locali, incluso il playboy soprannominato in maniera inequivocabile Il serpente. Pian piano la donna cede a una lunga serie di provocazioni sessuali, sperimentando a destra e a manca.
Qualche scena torrida qua e là, con un filo di mestiere a cucire una…
Scult totale, senza vergogna, tipico di quell'ondata di produzioni erotico-soft tanto in voga negli anni '80, che lanciarono filoni ed interpreti brillanti di una luce abbagliante forse, ma anche assai effimera, destinata a ricacciarli nel buio dell'anonimato dal quale provenivano.
Aldo Lado, a volte grande e talentuoso, specie nel genere horror-noir, si lascia imbrigliare in una…
Il film non è granchè ma Fiona Gélin è un bel vedere, voto 8 per il suo apporto sexy a un film altrimenti insufficiente ed attori poco espressivi; cito parole dotte (associandomi) dall'utente flagranza dal Davinotti: "De Caro testimonia anche con questo lavoro che nella smorfia gli artisti erano solo due. Gli altri due".
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