Regia di George Roy Hill vedi scheda film
"Butch Cassidy", diretto nel 1968 da George Roy Hill, è un western abbastanza anomalo, che col suo strano triangolo sembra voler alludere (in maniera molto più scanzonata) alle atmosfere sentimentali di "Jules e Jim".
Ovviamente il parallelo si ferma solo a questa epidermica constatazione: è indubbio infatti che seppure Georger Roy Hill ci regala una impagabile, sofisticata e ironica ricostruzione dell'epoca, delle vicende e dei rapporti anche sentimentali del trio magistralmente scolpito dai loro bravissimi interpreti (Paul Mewman, Robert Redford e Katharine Ross) il film rimane ben lontano dal poter competere con la complessità anche strutturale del capolavoro Truffautiano. Diciamo duqnue che mantiene le stesse ambiguità riguardo ai rapporti che uniscono le tre figure, ma poi si sviluppa in tuttalta direzione strade molto differenti amcje se ugualmente accattivanti.
La storia è quella degli inseparabili Butch Cassidy e Sundance Kid (indiscutibilmente molto più di due semplici amici, anche se il film glissa parecchio su questo aspetto) che fanno parte di una piccola banda specializzata nelle rapine alle banche della zona. Ad attenderli al ritorno dalle loro socrrerie c'è Etta, una giovane maestrina (palesemente innamorata di Kid), che accudisce entambi facendo ingelosire l'uno dell'altro, che soffre soprattutto molto per la loro vita rischiosa e densa di insidie.
In realtà, è proprio l'ebbrezza del rischio, la sfida del pericolo che sollecita i due amici a compiere imprese sempre più azzardate e spericolate affrontate sempre con spirito un po' guascone.
Dopo un'audace rapina a un treno, sono scoperti, braccati per giorni e solo per miracolo riescono a sfuggire alla cattura.
Espatriati in Bolivia, continuano laggiù (favoriti dall'inerzia delle forze d'orine locali) le loro gesta avventurose, che protano avanti con fare sempre più spavaldo. Dopo aver lasciato che Etta parta per ritornare a casa, tenteranno così l'ultino colpo derubando un carico di denaro destinato alle miniere ma....
Giustamente premiato con quattro Oscar (fotografia di Conrad Hall, sceneggiatura originale di William Goldman, musica e canzone di Burt Bacharach) Il film è ancora oggi godibilissimo: dentro ci si respira una voglia un po' anarchica di libertà molto sessantottina avvolgente e salutare che fa bene al cuore e allo spirito.
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