Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Fausto Di Salvio fa l’editore di una grande casa editrice alla Fratelli Fabbri. Lo sentiamo disquisire di dispense, enciclopedie e Balzac in offerta oppure de la collana “I grandi amori di oggi - Da Jacqueline a Sandrocchia”...
Fausto Di Salvio fa l’editore di una grande casa editrice alla Fratelli Fabbri. Lo sentiamo disquisire di dispense, enciclopedie e Balzac in offerta oppure de la collana “I grandi amori di oggi - Da Jacqueline a Sandrocchia”. Sono tre anni che il cognato Oreste noto Titino è partito per l'Africa e da un anno non dà più notizie di sé. Moglie e sorella sono in ansia e Fausto stufo delle loro chiacchiere e di inutili serate decide di partire con il fido ragioniere e autista Ubaldo Palmarini. L’Africa si rivela terra di avventure e la ricerca dello scomparso più difficoltosa del previsto. Perché Titino è partito e non più rientrato? Si sentiva sottovalutato, frustrato dice la moglie. Il continente nero per l’uomo occidentale deluso e smarrito sarà occasione di opportunità e riscatto personale più che morale. L’uomo si fa superuomo per dirla alla Zarathustra. Titino si trasforma in stregone, in una sorta di guru agli occhi della tribù che lo venera, come avranno modo di constatare i due italiani rompicojota.
Age, Scarpelli e Scola adattano “Cuore di tenebra” di Conrad agli anni sessanta italiani post-boom. Le insoddisfazioni, la noia, la ripetitività delle feste nella villa Di Salvio di questa neo borghesia industriale sono ben rappresentate. Il viaggio esotico è occasione di cambiamento per chi ha la possibilità di farlo ed è anche veicolo estetico e commerciale per la commedia all’italiana. Il Fausto di Sordi è autoritario, nevrotico e dalle idee chiare, bersaglio della sua forte personalità è il sottoposto ragioniere, il quale risponde e sa difendersi. Di Salvio è, soprattutto, un italiano medio che non risparmia rimbrotti al benessere e all’accumulo di ricchezze, non tollera i portoghesi scrocconi e negrieri, un socialista col gusto della battuta e della buffoneria. Alberto Sordi, in formato super, è ben diretto e controllato da Scola che non lo fa debordare, il suo contraltare caratteriale e fisico è l’ottimo Bernard Blier nei panni del pacioso ma non succube marchigiano Palmarini.
RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI… - dal titolo che ricorda certe strisce fumettistiche del Marc’Aurelio - è una sorta di APOCALYPSE NOW ante litteram in chiave brillante e comica, con stoccate satirico-sociali. Lo spettacolo visivo e naturale dell’Africa prevalgono e Sordi regista ne farà tesoro abusando nelle divagazioni turistiche. Di Salvio è (molto alla lontana) il Marlow/Wilard della situazione, mentre Titino è un Kurtz verosimile ma molto italiano nell’animo, mezzo Dio e mezzo cialtrone. Nino Manfredi bravissimo e adeguato alla parte. Altro elemento saliente della pellicola è il montaggio anomalo e geniale di Kim Arcalli, unicum nel terreno impercorribile della nostra commedia. Fausto, spesso, anticipa con il pensiero ciò che vorrebbe succedesse in un dato momento, per esempio sogna l’Africa e Arcalli viene incontro con le immagini rutilanti ed emblematiche del suo montaggio. Non è completamente libero e si vede. Però nel prefinale sulla barca, a largo delle coste, dà il meglio con in scena il duo di protagonisti colti dal mal d’Africa. Ultimo elemento portante il tema “Angola Adeus” di Armando Trovajoli.
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