Regia di Ettore Scola vedi scheda film
La morale è fin troppo chiara e Sordi la scandisce quasi all'inizio, affidandola al fedele magnetofono che si porta dietro: andiamo in Africa alla ricerca del cognato, ma anche alla ricerca di noi stessi. E altrettanto didascalicamente Scola persegue questa morale per tutto il film. Del resto, la noia per il mondo in cui vive, Sordi la manifesta anche prima di partire, come si vede dal suo modo di partecipare all'insulso giochino delle attinenze, che il suo gruppo di amici borghesi e sfaccendati fa durante una festa. Per di più, soprattutto all'inizio, vi è un eccesso di immagini facilmente turistiche, da safari per tutti, con gli struzzi, le zebre e gli zebù che corrono a fianco della jeep dei protagonisti (immagini peraltro interrotte bruscamente dallo sparo di una fucilata a una gazzella). Quello che conta e piace di più è l'incontro/scontro del dirigente d'azienda e del suo ragioniere con un mondo a loro sostanzialmente estraneo, ma anche dei loro battibecchi, dei loro litigi e dei loro riavvicinamenti, nonché della loro solidarietà di fronte allo sprezzante razzismo dei due coloni portoghesi. Accanto ad un Sordi talora gigioneggiante, è grandissimo Bernard Blier. 6½
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