Regia di Ettore Scola vedi scheda film
La regia pirotecnica di Scola sulla ritmatissima sceneggiatura di Age e Scarpelli ha prodotto un film bellissimo e profondo che al di là della perfetta mescolanza tra commedia all'italiana e racconto di avventura riesce a far emergere attraverso il confronto fra l'avventuriero dal cuore d'oro Manfredi e l'editore fanfarone Sordi un punto di vista sull'utilità della propria esistenza e il bisogno di affermarla: anche se non lo dichiara mai il "povero" Titino non ha le idee chiare sul da farsi tanto è vero che la sua fuga dalla nostra società lo ha portato a praticare mestieri di ogni genere, assumere le identità più disparate e imbrogliare più o meno volontariamente tutti i soggetti che gli son capitati a tiro, al contrario il logorroico editore Di Salvio afferma sovente di averle le idee chiare convinto della sua cultura a base di tascabili ma nel finale tali convinzioni si ribalteranno in maniera netta.
Titino è sempre un gran paraculo e mai muterà la sua indole ma ha finalmente trovato una identità ed una utilità alla sua vorticosa esistenza al contrario proprio il confronto con tale presa di coscienza contrasta con l'affermazione di Di Salvio che dichiara di non averle più le idee chiare messo di fronte ad una realtà vissuta e non appresa attraverso i romanzi di Salgary e London.
L'Africa ripresa magnificamente da Scola è il paese delle meraviglie sfruttate, abusate ma anche luogo di smarrimento, violenza e pazzia dove pure i leoni vengono sbranati, gli spunti comici a ripetizione scaturiti dalla prova scoppiettante di Sordi e quella impagabile di Blier doppiato con un fortissimo accento marchigiano civitanovese si accavallano con quelli di riflessione su un continente così diverso dal nostro dove la gente va in rovina per una gallina morta ammazzata, intorno ai due protagonisti si stringe un campionario di personaggi variegati a volte comici come il camionista impavido Campi Benedetto che genera la risata più sfrenata, a volte ripugnanti come la coppia di coniugi portoghesi sfruttatori e schiavisti che provocano il disgusto congiunto di noi che osserviamo e dei nostri eroi, a volte inquietanti come la vedova sciroccata interpretata da Erika Blanc che sottolinea come in un territorio così vasto sia facile perdersi e non trovarsi più.
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