Regia di Ettore Scola vedi scheda film
Un ricco editore romano, Fausto Di Salvio, insieme al pingue ragioniere Ubaldo, si reca in Angola, alla ricerca del cognato Oreste, detto "Titino", il quale, tempo dopo aver raggiunto la nazione dell'Africa meridionale, all'epoca colonia portoghese, è divenuto irreperibile. Dopo molte peripezìe, i due uomini rintracciano Oreste, divenuto "stregone" presso una tribù locale; valuta l'idea di tornare a Roma con Fausto, ma il richiamo della sua terra d'adozione è più forte. Ettore Scola dirige Alberto Sordi, inteprete del protagonista, in una buona commedia d'avventura. Fausto, stanco della frenesìa della vita cittadina, degli obblighi connessi alla sua posizione sociale e professionale, di un ménage familiare non soddisfacente, coglie una buona occasione per allontanarsi da tutto ciò. Costretto il sedentario Ubaldo, suo ragioniere di fiducia nonchè vittima predestinata dei suoi sfoghi, a seguirlo, Fausto giunge in Africa con piglio ed abbigliamento da esploratore; convinto che, grazie alle sue capacità ed al suo denaro, la ricerca sarà un'avventura piacevole e rilassante, l'editore si mette in viaggio seguendo le tracce lasciate dal parente, ma i successivi fatti smentiscono le sue prospettive. L'Angola del 1968 è una terra di cambiamento; ancora possedimento portoghese, ma teatro di un duro conflitto per la decolonizzazione, mostra i contrasti generati dalla convivenza di elementi di tradizione e modernità; i personaggi si confrontano tanto con i nativi quanto con europei presenti in quelle contrade per i motivi più disparati; tra essi, spicca il "Leopardo", uomo d'azione a capo di una banda di mercenari reso particolarmente pericoloso dall'essere stato imbrogliato da Oreste. Incontrato "Titino" in un villaggio di indigeni, nelle vesti del sacerdote di un villaggio, propiziatore della pioggia - fonte di vita per quelle genti - questi esprime la volontà di seguire Fausto ed Ubaldo lontano dalla tribù, per sottrarsi alla prevedibile ira del "Leopardo", ingannato da lui una seconda volta; ma, alla fine, rinuncia, non resistendo al corale invito del suo nuovo popolo. Fausto, acquisita consapevolezza dei propri errori, a suon di fughe, imbrogli subiti, peregrinazioni inutili e dure marce in territori ostili, e, non ultimo, l'implicito riconoscimento del ragionere Ubaldo - molto più "tonico" di quanto non sembri, a dispetto del suo abbigliamento decisamente fuori luogo - come un suo pari e non più come sottoposto, valuta l'ipotesi di rimanere anche lui; ma Ubaldo lo richiama alla realtà. Ed infine, al protagonista manca il coraggio. L'Africa, come ha imparato a conoscerla - e come ce la mostra il regista - è troppo per lui, nel bene e nel male. Sono presenti nel cast, oltre ad Alberto Sordi, l'attore francese Bernard Blier - Ubaldo - e Nino Manfredi, nei panni di Oreste, visibile solo nell'ultima parte del film. Anche sul suo personaggio l'Africa ha "fatto effetto"; da quanto appreso, non è stato propriamente uno stinco di santo. Ma l'essere diventato un simbolo di speranza per la tribù gli apre la via verso una redenzione alla quale infine non rinuncia, mostrandosi pronto a non abbandonare la sua gente nonostante il pericolo rappresentato dalla presenza del "Leopardo". Il ritmo non è molto sostenuto; gran parte del film è ambientata in un'Africa picaresca, vitale, misteriosa e caotica, tratteggiata evidentemente senza pretesa di fedele aderenza alla realtà. Sotto questo profilo, trovo l'opera non ben invecchiata, poichè immagino che, anche sotto l'aspetto sociale, l'Angola moderna sia molto diversa da quella degli anni '60. Film gradevole; i confronti tra Fausto e Ubaldo o i molti altri personaggi un po' strambi sono sempre divertenti; notevoli i paesaggi e gli ambienti mostrati. Il tema della ricerca acquisisce vigore nella seconda parte del racconto, rendendola più appassionante della prima.
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