Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
L'orologiaio Tommaso, di passaggio a Milano, investe una bella ragazza, Christine. Fortunatamente la giovane si riprende, ma senza memoria: l'unica persona di cui dice di ricordarsi è proprio Tommaso, con cui va a vivere nonostante le forti perplessità di lui. Quando sboccia l'amore fra i due, la situazione si complica ulteriormente.
Tre anni prima aveva esordito come regista con La stazione; nel 1993 Sergio Rubini, forte ormai di una certa popolarità come attore, si conferma come protagonista della sua opera seconda, e fa altrettanto per il trio di sceneggiatori: ancora lui, Filippo Ascione e Umberto Marino. Altro (gradito) ritorno è quello di Ennio Fantastichini come co-protagonista, ma la costante più evidente, l'elemento di congiunzione che si ripete fra le due pellicole è - grosso modo, si capisce - il canovaccio della trama. Così però non è nella messa in scena: espressamente teatrale l'origine del primo film, con quanto ne consegue, ne La bionda Rubini e i suoi coautori riescono a conferire un maggior respiro all'azione e una più chiara profondità ai personaggi; la storia è forse meno verosimile e meno dotata di appeal, ma la struttura rimane quella: un bravo ragazzo che si ritrova fra capo e collo invischiato in una marea di guai per colpa di una ragazza piovutagli dal cielo o quasi. La bionda non ha un gran ritmo e la storia sa a tratti di già visto; al di là di tali limiti, comunque, la grammatica filmica e la confezione del lavoro possono dirsi doverosamente rispettate (montaggio di Angelo Nicolini, fotografia di Alessio Gelsini Torresi). Fra gli altri intepreti, oltre ai due già citati: Nastassja Kinski, Luca Barbareschi, Giacomo Piperno e Umberto Raho. Produzione firmata Domenico Procacci. L'anno seguente Rubini tornerà dietro e davanti la macchina da presa con Prestazione straordinaria. 4,5/10.
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