Regia di Lello Arena vedi scheda film
Una sceneggiatura troppo esile e talora forzata condiziona il risultato di un film dalle ambientazioni e dalla fotografia interessanti (seppur già viste nei film di e con Massimo Troisi). Aldilà del valore estetico della pellicola, per quanto discutibile in termini di originalità, Lello Arena, sceneggiatore e regista di questo “Chiari di luna”, finisce per rimanere succube dell’inevitabile retaggio del compianto collega de “La smorfia”. Il gruppo napoletano rivelatosi nel panorama nazional-popolare alla fine degli anni ’70 con la trasmissione “Non stop” aveva in Enzo De Caro l’intelligente, in Troisi il malinconico, in Arena il buffo. Col progetto “Chiari di luna”, Arena finisce per incasinare un po’ i ruoli, impersonando una caratterizzazione che non gli appartiene, mutuata paro paro (battute, gestualità, addirittura l’esitazione del parlato) dall’autore di San Giorgio a Cremano, forse e non si sa quanto volontariamente, per la smania di imitare i successi cinematografici dell’ex collega. Numerosi i personaggi che però non ne fanno un film collettivo, diverse le trovate, tuttavia non sostenute da un’adeguata attenzione per i dialoghi. Il risultato è un film comico con velleità d’autore che però finisce per intristire.
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