Regia di Lello Arena vedi scheda film
Davide è un ragazzone stralunato che, grazie a una zia suora, si trasferisce a Napoli. Qui tenta in ogni modo di realizzare le sue ambizioni artistiche, che lo spingono a improvvisarsi un po’ mago e un po’ comico con risultati poco incoraggianti. A tirarlo su ci penserà una nuova conoscenza, con una bella, ma triste ragazza asiatica.
Un’intera pellicola poggiata sulle spalle di Lello Arena è francamente eccessiva: due ore di film che si basano sulle sue facce ‘da schiaffi’ e su modestissime gag verbali risultano difficili a digerirsi. Arena – sceneggiatore insieme a Betty De Virgiliis, regista alla sua opera prima e protagonista – è un’ottima spalla (lo sapeva bene Troisi), ma come interprete al centro della scena arranca e non poco, nonostante in fin dei conti il copione agrodolce, di chiara tendenza chapliniana, cerchi di esaltarne le doti di macchietta, di figura bislacca e sopra le righe, tutta ingenuità e cuore napoletano. Al suo fianco ci sono fra gli altri Tosca D’Aquino, Franco Angrisano, Antonio Avallone e la singaporiana Julia Nickson, con una particina anche per Ernesto Mahieux; il ritmo è sonnolento e la storia non vive di snodi particolarmente vivaci o imprevedibili: tutto è al servizio del protagonista le cui potenzialità, come rilevato, sono quelle che sono. Fotografia di Gabor Pogany, musiche di Nicola Piovani, assistente alla regia Stefania Girolami (figlia di Enzo G. Castellari). Il risultato non esaltante farà sì che la successiva prova di Lello Arena dietro la macchina da presa arriverà solamente tre decenni tondi più tardi e per un film su commissione, Finalmente sposi (2018), con la coppia di comici televisivi degli Arteteca. 3,5/10.
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