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Brainstorm - Generazione elettronica

Regia di Douglas Trumbull vedi scheda film

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La recensione su Brainstorm - Generazione elettronica

di George Smiley
8 stelle

Douglas Trumbull conferma al secondo film da regista di potersi affacciare senza timore reverenziale nel mondo del cinema fantascientifico, forte dell'esperienza maturata sul campo e di scelte felici riguardo alle storie da raccontare.

Diretto 11 anni dopo il suo primo film ("Silent Running", in italiano "2002: la seconda odissea", del 1972), "Brainstorm - Generazione elettronica" rappresenta la conferma parimenti delle ambizioni e delle capacità di Douglas Trumbull dietro la macchina da presa. Non accontentandosi del semplice ruolo di tecnico degli effetti speciali (seppur strabilianti), Trumbull capisce già negli anni '70 di avere qualcosa di originale da dire in tema di fantascienza e di saperlo dire bene. Dopo la space opera a tono ecologico "Silent Running", è la volta di un vero e proprio precursore del filone fantascientifico cyberpunk. "Brainstorm" è infatti il padre putativo di uno dei capisaldi del genere usciti negli anni '90, ovvero "Strange Days" di Kathryn Bigelow. I due film condividono la medesima idea alla base della trama: la possibilità, mediante un'interfaccia digitale, di rivivere esperienze e ricordi vissuti da altri, provandoli direttamente sulla propria pelle (o meglio, psiche). Mentre nel secondo film tutto ciò fornirà lo spunto per un cyber-thriller dagli sfondi interrazziali, nel primo il regista losangelino osa ulteriormente e, dopo una prima parte di lungometraggio dedicata a ritrarre i vari personaggi e ad approfondire il lato scientifico ed emozionale della scoperta, nella seconda metà si spinge sino a preconizzare la possibilità di rivivere l'esperienza della morte e finanche il trapasso in un ipotetico aldilà. Avvalendosi delle nuove possibilità aperte dalla computer graphic, dirige con perizia tecnica ed estro visionario un film poco conosciuto ma affascinante, il quale sconta solo il rimaneggiamento della sceneggiatura dovuto alla morte durante le riprese dell'attrice Natalie Wood (a cui il film è dedicato), oltre a un certo didascalismo nel comunque splendido finale a tinte dantesche. Nel cast sono da segnalare le ottime prove di Christopher Walken e Louise Fletcher. Tra le prime opere cinematografiche sulla realtà virtuale, sicuramente una delle migliori.

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