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La pista bulgara

Regia di Stelvio Massi vedi scheda film

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La recensione su La pista bulgara

di mm40
2 stelle
Un agente segreto bulgaro viene ucciso in un tranello teso da un grosso trafficante d'armi e di droga, Andrej Solivec, direttore di un carcere. Per sbrogliare la matassa e per vendicare la vedova, un altro agente, Marc, si fa arrestare e imprigionare in quella struttura.
 

Max Steel, il regista, è in realtà il navigato Stelvio Massi, autore di alcuni poliziotteschi indimenticabili per gli amanti del genere; Stefano Catalano, il direttore della fotografia, è sempre Stelvio Massi 'sotto copertura'; Danilo Massi, sceneggiatore e co-soggettista (con Salvatore Pareti) è naturalmente il figlio del regista; fra gli interpreti i frequentatori di b-movies e pellicole 'di genere' non mancano (Pasqualino, cioè Lino, Salemme e Isabel Russinova su tutti). Le credenziali per un lavoro 'in famiglia' di piccolo, ma buon artigianato ci sono tutte; eppure La pista bulgara, confezionato con esperienza più che sufficiente, non convince del tutto: nel 1994 sembra ormai diventato impossibile resuscitare l'action all'italiana di vent'anni prima, quello in cui insomma Massi/Steel sguazzava liberamente. La trama, fra intrighi, spy story e ovviamente tanta azione, regge il dovuto (non si può chiedere più di tanto dal punto di vista logico, per capirci); gli attori (incluse anche le francesi Daisy White e Stephane Ferrara, così come i connazionali Giovanni Olivieri e Giuseppe Pianviti), pur senza apici esaltanti, tengono desta la credibilità della narrazione; il budget è ristretto, ma ben amministrato. Forse il problema principale della pellicola è allora una certa carenza di entusiasmo, chiamiamola così, una certa maniera di tradire lo spirito di 'prodotto di mestiere', cioè del tutto alimentare, senza aspettative artistiche di alcun tipo, che sta alla base del film: un compitino da svolgere con il minimo sforzo possibile. E come tale svolto. Il quinto giorno, girato subito dopo, sarà l'ultima regia di Massi. 2,5/10.

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