Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Devo dire la verità, in questo film non riuscivo a staccare gli occhi da Rebecca de Mornay, veramente affascinante nei tailleur e nelle scarpe (coi tacchi a spillo) di un'agguerrita avvocatessa che deve difendere il fascinoso quanto misterioso Don Johnson dall'accusa di uxoricidio. Se lei è perfettamente sexy, Johnson gigioneggia.
Devo dire la verità, in questo film non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da Rebecca de Mornay, veramente affascinante nei tailleur e nelle scarpe (coi tacchi a spillo) di un'agguerrita avvocatessa che deve difendere il fascinoso quanto misterioso Don Johnson dall'accusa di uxoricidio. Se lei è perfettamente sexy (sarà anche piccola la bionda, ma ha delle gambe bellissime, che non fa altro che sfoggliarle, in ogni scena), Johnson continua qui a credere che facendo il figo, come nella serie TV "MIAMI VICE" dove ha recitato, il pubblico lo applaudirà comunque, risultando, al contrario, un gigione. Sempre bravo il compianto Jack Warden, nei panni del vecchio investigatore privato, molto vicino all'avvocatessa, una sorta di figura parterna, che funziona sempre in film come questi. Si fa notare Stephen Lang nei panni dell'ex della de Mornay, molto lontano dai fasti di "AVATAR", perché qui è un buono. Alla fine, un thriller che si fa vedere, sia per l'attrice, che per l'intreccio, peccato per Johnson, a cui affidano un ruolo alla Richard Gere, che, però, non lo è (e non è nemmeno Tom Cruise). Peccato che Rebeca de Mornay non sia diventata una diva di punta, nella Hollywood che conta, perché, in quegli anni, stava partendo bene e aveva ingranato la quarta e, quindi, si meritava molta più attenzione.
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