Regia di Alex Proyas vedi scheda film
Ambientazioni cupe per una folle vendetta senza speranza.
Eric e la sua fidanzata vengono uccisi da una banda di rapinatori la notte di Halloween, esattamente un anno dopo però il suo spirito riemergerà dalla tomba per vendicarsi.
Un film difficilmente ripetibile nella storia del cinema, per carità non dico che sia il più bello o tra i più belli, di sicuro però è di qualità e comunque iconico nella cinematografia anni novanta. La resa sullo schermo è incredibile soprattutto se si pensa che è tutta farina del talento di Alex Proyas, era il novantaquattro d’altronde, il digitale praticamente ancora non si usava eccetto che per pochi dispendiosi casi isolati.
Sostanzialmente lo si può definire una delle prime messe in scena del supereroe, un supereroe che però non dosa affatto i superpoteri ma che, al contrario, li scatena come non ci fosse un domani, prendete il più gran pezzo di merda immaginabile e pensate a quello che può fare con poteri pressoché illimitati, ecco, non lo potete immaginare o perlomeno non potete immaginare qui fin dove si spinge. Il fatto è che pur essendo sì fumettistico nei concetti, qui si sa parlando di un film per cui i canoni sono fortemente cinematografici; al di là del fatto che non si parla di immagini e disegni bensì di messa in scena e scenografia, gli eventi assumono una certa drammaticità e l’azione ha tutt’un altro punto di vista, è di certo un fumettone ma con una costruzione ed uno spessore tutti suoi: tipicamente cinematografici.
In questa città fuori dal tempo, gotica, ne capitano di tutti i colori, per questo tra le tante categorie nelle quali di volta in volta “Il Corvo” è stato classificato – dal film d’azione a quello dell’orrore fino a quello fantastico eccetera – per me la più adatta è quella di grottesco. Non c’è un personaggio che si salvi tra quei barocchi ambienti degradati, dove tutto è troppo; il protagonista al pari dei cattivi fa parte di un universo di assoluta violenza dove la legge, il poliziotto, è una presenza quasi fittizia. A rendere la trama più vivida nel suo marciume poi c’è la figura della ragazzina, fa venire i brividi vederla girare in quei posti … vicino a mostri simili, a dare un minimo di equilibrio a quella sensazione torbida – cupa – della storia.
La trama viaggia ai cento all’ora, quanto viene spiegato fa parte di quelle analessi che rompono la storia, quasi più per spaventare che per dare una spiegazione vera e propria con quel montaggio schizoide quasi privo di parole ma pieno di filtri ed effetti, fatto di immagini come vuole il vero cinema. Il ritmo non rallenta mai, nessuna introduzione, al suo posto vere e proprie fratture nella trama fatte di ricordi, di confuse sequenze direttamente dalla mente del protagonista.
Un film di vendetta come dio comanda, il protagonista è semplicemente un folle demone assetato di sangue, nessuna giustificazione o morale, è successa una cosa troppo grave per restare senza conseguenze e non si può tornare indietro, non c’è redenzione: se mi fai lo sgambetto ti faccio lo sgambetto, se ammazzi male una coppia di coniugi arriverà un mostro immortale ad aprirti in due; facile, no?
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