Regia di Gianfranco Albano vedi scheda film
La storia di Felicia Impastato, combattiva madre di Peppino Impastato, vittima della mafia.
Nel 1978 la vita del giovane Peppino Impastato, colpevole di aver fatto ripetutamente propaganda antimafia via radio, viene spezzata improvvisamente. Si tratta di un attentato mafioso, chiaramente, ma la verità tarda a emergere in tribunale. Se non fosse che proprio la madre di Peppino, Felicia, si carica del peso morale e materiale di denunciare pubblicamente il mandante dell'omicidio del figlio, il boss Badalamenti. Da una storia simile, colma di pathos, di moralità e di senso della Giustizia con la maiuscola, trarre una fiction televisiva è d'obbligo: sia per i contenuti che per le potenzialità del racconto. E affidare il ruolo della protagonista alla brava Lunetta Savino è altrettanto necessario, alla luce delle ormai numerosissime prove attoriali di qualità fornite fino a ora sul piccolo schermo. Al suo fianco vengono inseriti volti altrettanto affidabili - e forti di buone esperienze televisive - come quelli di Antonio Catania (a suo agio anche in una parte drammatica, ma non è una novità), Giorgio Colangeli, Carmelo Galati, Barbara Tabita e Gaetano Aronica. A completare il quadro, ecco il regista Gianfranco Albano, un altro che di tv ne 'mastica' fin dalla fine degli anni Sessanta e già autore di fiction di rilevante impatto civile come Brancaccio (su don Pino Puglisi, nel 2001) o La buona battaglia (2006). Si capisce a questo punto che Felicia Impastato è un'opera di buona fattura per gli standard (trama lineare, personaggi schematici, messa in scena priva di particolari fronzoli) e quindi, sempre tenendo conto dei forti limiti imposti dal formato televisivo, riuscita. 4/10.
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