Regia di Ciro Ippolito vedi scheda film
Tipica sceneggiata napoletana, dal classico "lagrime napulitane" di Libero Bovio, alla trasposizione cinematografica di Mario Merola
Emigrante per lavoro, Salvatore fa il mestiere di magliaro, facendo il pendolare fra Napoli e Milano. Nel frattempo sua moglie Angela ”la allora smagliante Angela Luce”, ex cantante di successo, viene corteggiata da un malavitoso. Angela è leale con il marito e non cede alle lusinghe del viscido tentatore, ma l'uomo respinto, si vendica, facendo credere a Salvatore, che la moglie è un’adultera. Per quanto si sforzi di convincerlo della sua fedeltà, non viene creduta e anzi cacciata da casa con disonore e separata dalla sua piccola figlia, che viene affidata da Salvatore alla nonna paterna, dopodichè Salvatore se ne va in America .Quando la piccola viene investita dall'automobile del camorrista e viene trasportata d'urgenza in ospedale,lì la famiglia si ricompone e può ricominciare da capo . Insieme a Zappatore è uno dei più grandi successi della sceneggiata napoletana esportata al cinema da Mario Merola, insieme a lui sul set grandi artisti partenopei come Angela Luce, Pupella Maggio, Tommaso Bianco, Benedetto Casillo. Nel lontano 1925 il poeta Libero Bovio, con musica di Francesco Buongiovanni, aveva scritto Lacrime napulitane, testo incentrato sulla lettera che un emigrante scrive dall’America alla vecchia madre, rimasta a Napoli con i suoi bambini, tra solitudine e nostalgia, accompagnato da una splendida e commovente melodia. La canzone divenne inno degli emigrati negli Stati Unitie, diventò famosa successivamente, grazie alle rappresentazioni teatrali e alla cosiddetta sceneggiata, nata come spettacolo di teatro, imperniata su una canzone di grande successo, dalla quale prendeva il titolo e, attorno al tema musicale, veniva composto un testo in prosa, diventando così un variegato lavoro, in cui canto, ballo e recitazione si fondevano in un'unica rappresentazione. I temi principali erano: l’amore, la passione, la gelosia, l’onore, il tradimento, l’adulterio, mamme che soffrono, il rapporto viscerale madre-figlio, giovani dissennati, la vendetta, il codice d’onore, l'eterna lotta tra il buono e cattivo. Nata e sviluppatosi a Napoli, tra gli anni venti e gli anni quaranta, conobbe negli anni settanta ,una seconda giovinezza, grazie al Re della sceneggiata che riuscì a dare a questo genere tipicamente regionale una popolarità e una dimensione nazionale e perfino internazionale, si pensi al successo che riscosse a Little Italy,fino a farne un vero e proprio genere cinematografico, rivitalizzandola e compiendo un’operazione di restyling, modernizzando il genere e arricchendolo di una sceneggiatura più articolata e complessa con un intreccio più elaborato e fantasioso, aggiungendo al clichè tipico, quello del classico canovaccio a triangolo, " isso" (lui), l'eroe positivo, essa (lei), l'eroina e “'o malamente “(il cattivo), l'antagonista " altri personaggi di contorno e alcune macchiette comiche, suscitando grande pathos nelle platee deliranti, che andavano in massa a vedere i suoi film. Il genere si estinse nei decenni successivi. Gli intellettuali e i critici hanno sempre liquidato con sufficienza, questo cinema, ritenendolo un sottoprodotto della sub-cultura partenopea, molto pittoresco e folcloristico, ma al contempo depositario di valori arcaici, retrogradi e sessisti, l’onore aveva un significato particolare, era legato all’onestà della donna che doveva essere una moglie fedele e una buona madre, con il delicato compito di accudire i figli, Il marito doveva provvedere al sostentamento della sua famiglia, le trasgressioni ,che urtavano con questo codice tacito, dovevano essere punite. La concezione dei rapporti di famiglia, era ovviamente primitiva e antiquata. La trama era sostanzialmente sempre la stessa. Tuttavia malgrado questi evidenti limiti e i pacchiani difetti, alcune di queste opere sono rimaste impresse nell’immaginario collettivo, in quanto al di là della loro semplicità, talvolta quasi infantile,possedevano un grande potere catartico,il pubblico, immedesimandosi,si commuoveva e soprattutto poteva finalmente apprezzare una sorta di giustizia, non quella dei tribunali, ma quella della strada.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta