Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Ogni anno, una signora americana, anziana e ricchissima, trascorre un periodo di soggiorno a Roma. Tra un impegno mondano e l'altro, si dedica al suo passatempo preferito, il gioco delle carte, praticato in ogni parte del mondo nel quale la donna si reca. In Italia, predilige lo scopone scientifico. Suo compagno è l'uomo di fiducia, George. Gli avversari, una coppia di sottoproletari romani, Peppino ed Antonia, i quali, non avendo il denaro per giocare, lo ricevono dalla stessa anziana, che puntualmente recupera vincendo. In ogni occasione, Peppino e la consorte confidano di poter vincere, per imprimere una svolta alla loro vita ed assicurare un miglior futuro alla numerosa prole. La speranza è condivisa dagli altri abitanti della loro misera borgata, i quali immaginano di poter trarre vantaggio dall'arricchimento dei due. Dopo essersi allenati con costanza, Peppino ed Antonia attendono con trepidazione il ritorno a Roma della "vecchia". L'affrontano in un'estenuante sequenza di partite durante le quali l'anziana, incapace di tollerare le sconfitte, continua a giocare "al raddoppio", e, puntualmente, a perdere. I coniugi si prestano alla volontà della miliardaria, e ne traggono guadagno, ma non è prudente continuare a puntare ogni proprio avere contro chi ha risorse quasi infinite. Tragicommedia di Luigi Comencini, racconta la lotta impari tra esponenti di due mondi che hanno poco o nulla in comune. Il ceto popolare, qui rappresentato da due "ultimi", una coppia in difficoltà abitativa, impegnata in lavori umili e precari, con cinque figli da sfamare, curare, istruire. A loro sostegno, l'intera popolazione di un quartiere abitato da persone povere ed ignoranti; qui, un prete o un docente, sono autorità la cui opinione è legge. Chiassosi, laceri, pieni di legittime speranze, destinate a rimanere tali. Perchè la prospettiva che esse si materializzino rompe i delicati equilibri interni alla comunità; ogni individuo si ritrova spiazzato, le loro guide umane - il professore ed il prete - hanno idee contrastanti. I giocatori non sanno come gestire, nonostante le molte previsioni fatte, la situazione. Una vittoria dietro l'altra, il capitale cresce; Peppino, vorrebbe fermarsi ed accontentarsi di somme che probabilmente non riuscirebbero a soddisfare le necessità, essenziali o meno. Antonia, giocatrice più esperta, vorrebbe assecondare la caparbietà dell'anziana; ma l'inesperienza e la stanchezza di Peppino, o, più semplicemente, la malasorte, la tradiscono. I due perdono una partita, e con essa la possibilità di cambiamento. Ulteriori tentativi di battere l'anziana falliscono. Non è inseguendo la buona sorte che questi "ultimi" potranno elevarsi, ma con il sacrificio, lo spirito d'iniziativa, un pizzico di cattiveria. Lo dimostrano i figli della coppia, concentrati nel loro umile lavoro nonostante le prospettive di arricchimento, ed in grado di dare una dura lezione alla "vecchia". Ella, dal suo canto, è una persona spregevole, la peggiore rappresentante possibile di un'elevata classe sociale. Arricchitasi smodatamente grazie a speculazioni finanziarie, sin dalla gioventù ha saputo manovrare le persone, tra le quali George, suo ex-innamorato ora ridotto a servitore. S'intrattiene con gli "inferiori" usando ipocrita cortesia, carezzandoli con le parole, quasi fossero animali domestici. Trovandosi in difficoltà, le è sufficiente mettere in gioco un frammento del suo patrimonio per uscirne. Non ha bisogno di essere scorretta; è in grado di contenere qualunque azione, più o meno lecita, dei suoi "balocchi", anche mettendoli inconsapevolmente l'uno contro l'altro, siano essi Antonia, Peppino, il tracotante Righetto, la servitù o lo stesso George. Solo i più giovani, probabilmente comprendendo la vera natura e la potenza del personaggio che gli adulti stanno fronteggiando, trovano modo e coraggio per opporsi al "gioco", dimostrandosi più svegli e determinati, più pronti al futuro dei loro genitori. Ottime interpretazioni per Alberto Sordi - Peppino - verace, istintivo non tanto bravo nel manovrare le carte, ma dotato di buon senso; Silvana Mangano, nelle vesti di Antonia, donna solo apparentemente più furba, anch'ella destinata alla sconfitta; Bette Davis, l'implacabile "vecchia". Il caos, il chiasso, la verace "romanità" della borgata contrastano con la pacata - benchè densa di tensione - atmosfera del palazzo abitato dalla ricca giocatrice, il cui arredamento di lusso fà da sfondo alle partite. I toni sono grotteschi. Si ride con amarezza, poichè la conclusione, sfavorevole per i popolani, è prevedibilissima. Nonostante ciò, la tensione è palpabile, è concessa una certa attenzione all'andamento delle partite e lo spettatore condivide la sofferenza dei giocatori. Un ottimo film; ad un ritmo sostenuto e buone interpretazione si affianca una morale non facile da cogliere, senza dubbio condivisibile.
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