Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Ogni anno, durante il suo soggiorno romano, un’anziana miliardaria americana con domestico (ed ex amante) al seguito gioca a scopone con una coppia di poveracci pieni di debiti e li batte regolarmente. Crudele apologo sul potere del denaro, che può perdere una battaglia ma alla lunga vince sempre. Ci sono due mondi agli antipodi: da un lato l’asettica villa abitata da due reperti della Hollywood che fu (e il cui rapporto ricalca non casualmente quello fra la Swanson e von Stroheim in Viale del tramonto); dall’altro l’ambiente caciarone e sanguigno della borgata, dove le notizie arrivano tramite l’unico telefono e vengono commentate chiassosamente in pubblico. Bette Davis incarna alla perfezione il concetto ossimorico di “capitalismo compassionevole”: ha maniere affabili, è gentile fino all’untuosità, può permettersi di regalare un milione a serata, ma gli occhietti cattivi lasciano trasparire tutta la sua spietatezza. La migliore è lei, non solo al tavolo da gioco: Sordi è un po’ sopra le righe, mentre nei ruoli di contorno vanno meglio il professore comunista Mario Carotenuto e il baro Domenico Modugno. Il finale però lo scrive una ragazzina sciancata di nome Cleopatra, triste, silenziosa e disillusa: lei non ha mai ceduto al richiamo delle sirene, ha assistito agli alti e bassi della fortuna senza fare un commento e ha capito che l’unica rivincita possibile è il gesto di Gaetano Bresci.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta