Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Il film di Luigi Comencini riesce nell'arduo compito di mettere insieme il divismo americano e quello di matrice nostrana, sullo sfondo di una storia che contiene un messaggio interclassista - forse l'unico elemento sul quale ho dei dubbi - ammantato da elementi favolistici.
La coppia di popolani piena di debiti, formata da Peppino (Alberto Sordi) e Antonia, la sempre elegante Silvana Mangano, che tenta di affrancarsi dalla sua disagiata condizione strappando tanti milioni a carte all'arcigna milionaria americana Bette Davis, coadiuvata dall'autista-amante Joseph Cotten, è da vedere come un lampante esempio della classe operaia che, nonostante gli sforzi e, sobillata da un professore (un grande Mario Carotenuto), soccombe contro il potere.
Qui gli intenti dell'autore (Rodolfo Sonego) non sembrano ben chiari se siano critici nei confronti dei poveri, per l'ottusità dimostrata nel voler continuare la partita non accontentandosi della vincita già cospicua accumulata, oppure se si riferiscono al fato che, alla fine, punisce irrimediabilmente i più deboli.
La parte che ha i contorni della favola è più riuscita: la Davis (grazie ai suoi proverbiali occhi che bucano lo schermo) è vista come una strega che, dall'alto della sua reggia, tesse le fila della storia, dispone di tutti a suo piacimento, pare mancare da un momento all'altro, ma tutto fa parte della sua strategia; anche quando va via, si ha l'impressione che, furba com'è, non mangi il dolce confezionato dalla saggia figlia di Peppino e Antonia.
Voto: 7/8.
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