Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Peppino e Antonia sono due borgatari romani che vivono di stenti e di lavoretti. Occupano una baracca abusiva con quattro figli e da otto anni giocano a scopone scientifico con una vecchia miliardaria americana e il suo autista accompagnatore George. La speranza di poter riscattare la loro condizione di poveracci viene riposta ogni anno nell’arrivo della coppia in una villa vicina. Tutta la borgata attende con trepidazione questo momento e vive intensamente le numerose partite a carte degli sfidanti.
LO SCOPONE SCIENTIFICO è una commedia capolavoro del cinema italiano degli anni settanta, scritta con precisione matematica da Rodolfo Sonego e diretta con grinta da Luigi Comencini. Peppino e Antonia sono Alberto Sordi e Silvana Mangano: due sottoproletari ignoranti e bonaccioni; la miliardaria e George due vecchie glorie di Hollywood quali Bette Davis e Joseph Cotten: lei perfida e furba, lui succube e rassegnato. Due scuole di recitazione a confronto in un duello pari si è detto, senza vincitori. Bette Davis si presentò sul set con l’intero copione mandato a memoria, Sordi no, giorno per giorno a limare, aggiungere e togliere sotto l’egida dello sceneggiatore di fiducia Sonego (UNA VITA DIFFICILE e quasi tutti i film del comico romano regista) e di Comencini (TUTTI A CASA).
La morale del film è presto detta: a giocare con i ricchi si perde sempre. Ma non è solo questo. “Parabola sul potere del denaro, sulla sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti”. Commedia amara e crudele sulle classi sociali. Esemplificativo, a tale proposito, il professore marxista interpretato dal grande Mario Carotenuto: “…vi siete affezionati alla vecchia, quindi al nemico, così perderete la guerra, dovete cominciare a odiare la vecchia…”. Ed è la primogenita Cleopatra, matura e malinconica, a mettere in pratica le parole del professore-istigatore dell’odio di classe e a porre termine, con un dolce infarcito di veleno per topi, la farsa inscenata dalla vecchia megera con i genitori, vittime sacrificali e semplici oggetto di uno sfizio. E ancora il professore: “…l’OBIETTIVO è il quantum cioè la quantità di denaro ossia di potere che vogliamo strappare alla vecchia…vogliamo levarle tutto e poi dividerlo tra noi?...Lottare significa esistere, rassegnarsi è come morire”. Certo anche lui pagherà con una coltellata il suo forsennato marxismo applicato alla piccola borgata (altro passaggio lucido e lungimirante del copione). Quando Peppino fallisce l’OBIETTIVO, viene sostituito cinicamente dal vecchio spasimante di Antonia, il baro di professione Righetto. A quest’ultimo, infatti il professore, promotore dell’iniziativa, consegna il denaro raccolto dagli abitanti del posto, sicuri di vincere “i miiioni” ma perderanno tutto.
Comencini è bravo nell’orchestrare superstar, bambini (una sua prerogativa), caratteristi e generici di Cinecittà. Egli filtra la trama sotto la lente dell’umorismo, mantenendosi in equilibrio tra grottesco e satira politico-sociale accessibile ad ogni tipo di pubblico. In pieno spirito da commedia all’italiana.
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