Regia di Sergio Leone vedi scheda film
Non sono un esperto di Sergio Leone, e finora tra i suoi film avevo visto solo i due "C'era una volta...", entrambi valutati con 5 stelle, dunque due capolavori assoluti. Tra gli altri suoi spaghetti-western uno dei più rinomati è proprio "Il buono, il brutto e il cattivo", che all'epoca fu accolto tiepidamente dalla critica ma in seguito è stato sempre più rivalutato, e che stavolta non mi sono lasciato sfuggire. E' un'opera che conserva solo la scorza del western classico, ma siamo già in un clima da western crepuscolare che poi sarà ampiamente ripreso in seguito, fra gli altri anche dal protagonista del film Clint Eastwood; quello che lo differenzia da entrambe le correnti, comunque, è il massiccio ricorso a gag ed elementi da film comico dovuti al personaggio del bandito Tuco, benissimo interpretato da Eli Wallach. In termini registici è un film maestoso, dove lo stile visivo di Leone all'insegna della dilatazione e dei tempi lunghi è portato al parossismo, ma il film non ne perde in efficacia perché si tratta di una cifra stilistica personale di cui il regista aveva già assoluta padronanza, unita ad immagini di grande bellezza compositiva: fra le tante sequenze memorabili mi piace ricordare la corsa folle di Tuco nel cimitero alla ricerca della fatidica tomba col tesoro, con una interminabile panoramica sulle croci che si trasformano in una massa indistinta e spettrale. La sceneggiatura risulta avvincente e audace nella ricerca di volute rotture di tono, con qualche parentesi leggermente retorica come l'incontro con l'ufficiale interpretato da Aldo Giuffrè che inveisce contro la follia della guerra. Per il resto, il film offre delle "production values" di prim'ordine, forte del successo dei due western precedenti, una partitura di Ennio Morricone che ovviamente contribuisce in maniera fondamentale all'atmosfera solenne di molte sequenze, ma soprattutto un cast azzeccato con lo straordinario Wallach già menzionato, un Clint giustamente monoespressivo in un personaggio volutamente ambiguo, un Van Cleef che si ritaglia un ruolo da spalla senza perdere l'iconicità del cattivo che tante volte lo aveva accompagnato. Francamente dispiace che un Mereghetti nel suo influente Dizionario, dopo aver rivalutato il cinema di genere di ogni tipo, sostenga ancora che "gli nuoce il tentativo di coniugare epica western e comicità latina", che invece è uno dei segni distintivi dell'originalità di Leone.
voto 9/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta