Regia di Sergio Leone vedi scheda film
"Sentenza", assassino su commissione, scopre l'esistenza di una cassa colma di monete d'oro, trafugata da un militare confederato, del quale conosce il nome reale, Jackson, e quello falso, utilizzato per arruolarsi nuovamente nell'esercito sudista, Bill Carson. La Guerra di Secessione infuria. Nel frattempo, il bandito di origini messicane Tuco ed il suo complice "Biondo", imbastiscono pericolose commedie presso vari villaggi del West, al fine di riscuotere le taglie poste sulla testa del brigante. Puntualmente, Tuco finisce con la corda al collo; altrettanto puntualmente, "Biondo" lo salva, recidendola a fucilate e coprendo la fuga dell'uomo. Dopo alcune peripezìe, i due personaggi entrano casualmente in contatto con Jackson / Carson, gravemente ferito, il quale rivela loro l'ubicazione del tesoro, prima di chiudere gli occhi per sempre. Essendo ciascuno in possesso di un'informazione incompleta, Tuco e il "Biondo" sono costretti, nonostante recenti dissidi, a far di nuovo società. Ma prima di riuscire a compiere ulteriori azioni, a causa del loro traverstimento da militari confederati, finiscono in un campo di prigionìa nordista. Tuco usa il nome di Bill Carson; pessima idea, dal momento che il controllo del campo è esercitato da "Sentenza" - vecchia conoscenza dei due - il quale, pur di scoprire qualcosa sul tesoro, ha scelto di servire l'Unione proprio in quel luogo dove tutti i soldati nemici prima o poi transitano. "Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo" è il terzo, nonchè ultimo, episodio della "Trilogia Del Dollaro". Sergio Leone dirige un'opera maestosa, ricca di contenuti, la cui portata espositiva travalica, di molto, i confini del genere western. Dopo la lunga sequenza dei titoli di testa, le cui immagini danno un'idea degli argomenti trattati, il regista ci porta da qualche parte nel West. Sono gli anni della Guerra Civile Americana, ma, tra gli scalcinati villaggi di Frontiera, non si sente che l'eco dei combattimenti. "Sentenza" porta a termine i suoi incarichi di morte; Tuco e "Biondo" sfruttano congiuntamente la fama sinistra del primo e la buona mira del secondo per fare soldi facili. Non sappiamo nulla del passato di "Sentenza" (Lee Van Cleef) e "Biondo" (Clint Eastwood); abbiamo alcuni dettagli sul personaggio di Tuco Ramirez (Eli Wallach). Quello che il mondo sa di lui è che si tratta di un criminale resosi colpevole di decine di reati; quello che dice di sè stesso, durante un aspro confronto con il fratello Pablo, uomo di chiesa, cresciuto all'ombra dei campanili, non nega tale condotta. Costretto da "disgrazia di nascita" a vivere nella miseria più nera, è divenuto bandito per necessità, non certo per propensione al crimine. E, di certo, ciò non gli impedisce di avere una sua etica, pur decisamente "ballerina" nella gestione dei rapporti con il "Biondo", causa un tradimento da parte di quest'ultimo. Il personaggio interpretato da Clint Eastwood è ancora una volta aderente al tipo dello "straniero senza nome". Pur non essendo soggetto centrale del racconto, apprendiamo qualche dettaglio di lui, scoprendo l'origine del poncho che lo veste nei due prequel, che potremmo, cronologicamente, considerare seguiti. I tre individui, tra sotterfugi, repentini tradimenti, fugaci alleanze e scontri cruenti, giungono a pochi passi dall'immenso tesoro. C'è oro in abbondanza per ciascuno; tutti sono, però, consapevoli che non potrebbero goderne, se uno o gli altri contendenti rimanessero vivi. Pertanto, si sfidano in un "triello", sulle dinamiche del quale, è il "Biondo", inconsapevoli gli altri, ad avere il controllo. Ancora una volta, è un cerchio, al centro di un immenso cimitero, ad ospitare il confronto. Una distesa di lapidi circonda i personaggi e protegge l'oro. Il tema della morte è nuovamente ricorrente; bare, tombe, nodi scorsoi, e decine di cadaveri. Non potrebbe essere diversamente, dal momento che il tema portante dell'opera è la guerra. Il conflitto civile, sfondo sfocato delle vicende, ne diventa il contesto principale. L'origine stessa del tesoro è legata ad un fatto di guerra. Jackson / Carson è un soldato, sia pur non interessato alle sorti del conflitto. Lo stesso "Sentenza" lo diventa, pur di poter condurre le sue indagini, e, per il lavoro "sporco", si avvale di Wallace (Mario Brega), un picchiatore in divisa, svelto di mani e lento di cervello. Nella seconda metà del film, fa la sua comparsa il capitano nordista Clinton (Aldo Giuffrè), totalmente demotivato e consapevole della futilità di tanto dolore e tanti morti. Nessuno tra i combattenti di entrambe gli eserciti, sui quali cade l'attenzione, anche minima, del regista, è entusiasta di combattere o speranzoso nella vittoria. Le "menti" non condividono le sorti dei sottoposti sui campi di battaglia. Le conseguenze, materiali e sociali, dei combattimenti sono ben visibili. Città distrutte, profughi, prigionieri, fucilazioni sommarie, deturpazioni nei corpi e negli animi; emblematica è la sequenza della battaglia per il controllo di un ponte. Truppe dell'una e dell'altra parte si massacrano con cariche ed artiglieria finchè il manufatto è utilizzabile. Distrutto il ponte da "Biondo" e Tuco, totalmente indifferenti all'esito, e forse anche alle cause, del conflitto, l'area è abbandonata da entrambe gli schieramenti, i quali lasciano dietro di loro cadaveri e rottami, a testimonianza dell'inutilità di tanto male. Buona prova per gli interpreti dei tre protagonisti; Clint Eastwood è il "Buono". Il suo personaggio, sornione, silenzioso, letale, dà l'impressione di avere in pugno l'andamento degli eventi, ma, in un paio di casi, anche lui rischia molto. Lee Van Cleef, il "Cattivo", è veramente tale. Scaltro, opportunista, spietato, non si rivela all'altezza di "Biondo". Il personaggio più interessante è senza dubbio il "Brutto". Eli Wallach presta le sue "vissute" sembianze ad un uomo iracondo, lunatico, logorroico, molto più dolente di quanto la sua espressività lascia immaginare. Abituato ad essere preso a bastonate dalla vita, e, a sua volta, a ridarle, il "Brutto" non si lascia fermare dalle difficoltà; le combatte in ogni modo, anche con insulti, imprecazioni, pungente ironia. Il film ha una durata molto lunga, quasi tre ore, ed il ritmo non è molto sostenuto. Non credo sussista rischio di noia; accompagna la narrazione la colonna sonora di Ennio Morricone, ancora una volta ai massimi livelli. Notevoli il tema principale ed i due brani in prossimità della conclusione, "Estasi Dell'Oro" e "Il Triello". Diversi colpi di scena tengono alta l'attenzione e lasciano crescere la tensione, in attesa di uno scontro finale di particolare interesse, in quanto sono coinvolti in prima persona tutti e tre i protagonisti. Le ambientazioni sono varie; si va dai classici deserti e villaggi cadenti, molto comuni nel western, a boscaglie cosparse di morti e feriti, a vere e proprie zone di guerra, con trincee ed artiglierie schierate. Tale eterogeneità contribuisce a rendere il film ... diverso da ciò che è può sembrare all'inizio. Come ho potuto constatare in altre opere di notevole rilievo ("Apocalypse Now", "Va E Vedi", anch'esse non a caso critiche nei confronti del concetto di guerra), il film si sviluppa nel rispetto dei canoni del genere, poi prende altre strade; il regista porta i suoi personaggi fuori dal loro naturale contesto e, facendo intenso uso di simboli, li guida attraverso un lungo percorso iniziatico, tramite il quale, maturano essi e, contemporaneamente, lo spettatore. Un sicario, un bandito e straccione messicano, un pistolero senz'arte ne' parte, solitamente visti in azione insieme a pellerossa, sceriffi o altri loro pari, prendono parte a combattimenti ed eventi di una delle prime guerre "moderne", sanguinosa e sanguinaria, tra trincee, campi di prigionia, treni militari, etc. "Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo", non è un esempio di ottimo western; è, a mio parere, un capolavoro tout court; esprime una critica lucida contro la guerra, evidenziandone la dannosità e la futilità. E' ottimamente interpretato e gode di una indimenticabile colonna sonora. Pertanto, ritengo di poter esprimere un giudizio pienamente positivo.
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