Regia di Richard Linklater vedi scheda film
Bisogna sempre prestare molta attenzione quando si ha a che fare con argomenti di simile portata. In caso contrario, si rischia di fare dei danni; è quello che è accaduto purtroppo a “La vita è un sogno”. Il modello è evidentemente “American Graffiti” (1973), ma il tentativo di aggiornare il film di Lucas agli anni ‘70 si rivela disastroso.
Sconclusionato, senza un filo conduttore che sia uno, il film di Linklater cerca di coprire le proprie evidenti lacune spruzzando su tutto un’ottima colonna sonora (il titolo originale stesso è una canzone dei Led Zeppelin).
Noiosa oltre il sopportabile, la pellicola abbraccia un’ampia gamma di personaggi più o meno stereotipati, ma tristemente accumunati dall’assenza di spessore. Quel che ne viene fuori è un’apoteosi del nulla: la rappresentazione sterile di un’orda di adolescenti annoiati che in testa hanno solo il rock and roll e altro non aspettano se non la fine dell’odiata scuola per passare l’estate a navigare nell’ozio.
Se l’intento era quello di mostrare una generazione votata al vuoto pneumatico, è stato raggiunto ampiamente. Dopo la perdita di valori post sessantottina, sembra essere rimasta solo la noia esistenziale: i protagonisti del film sono perennemente “dazed and confused”, come cita il titolo originale; lo spettatore, alla fine del film, è invece confuso e basta.
A conti fatti, resta incerto l’intento di Linklater: critica, elogio la semplice fotografia sbiadita di un decennio?
È poi opinione condivisa che i film siano importanti non tanto per l’epoca che mettono in scena, ma per quella nella quale sono stati realizzati. Viene da chiedersi allora se questo film, datato 1993, non sia lo specchio deformato della nostra di generazioni.
In ogni caso, rimane un’opera senz’anima.
Ridateci “Ecce bombo”!
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