Regia di Joseph Losey vedi scheda film
Un grande regista e un grande attore al servizio di un film impeccabile sotto ogni punto di vista.
Film voluto, coprodotto e interpretato da Alain Delon. E’ una delle sue migliori interpretazioni di sempre e per giunta uno dei risultati più felici nella carriera di Joseph Losey. Il divo francese mette da parte la sua figura di bel tenebroso, dell’uomo tutto d’un pezzo, per incarnare un personaggio molto più complesso e in preda ad una crisi identitaria che finirà per travolgerlo.
Robert Klein è un agiato mercante d’arte che, nella Parigi occupata dai nazisti, si è ritagliato un confortevole spazio riacquistando quadri di valore da cittadini ebrei in difficoltà. Un giorno, riceve una copia del giornale “Informations juives” e, non essendo ebreo, cerca di capire come sia potuto accadere. La scoperta dell’esistenza di un suo omonimo che, per qualche oscuro motivo, lo sta manipolando, lo induce a svolgere una personale indagine. Non ne verrà a capo, ma i pochi tasselli che riuscirà a riunire e le complicazioni burocratiche che si intrometteranno nella ricerca della verità lo faranno piombare in una profonda crisi identitaria. Per la prima volta, il benestante approfittatore aprirà gli occhi sulla tragedia che fino a poco prima lo lasciava del tutto indifferente.
Partito da una situazione apparentemente tranquilla a dispetto del momento storico in cui si colloca, il racconto è un inesorabile crescendo di dubbi e ansie che investono il protagonista e contagiano lo spettatore, sempre più intrigato e impaziente di conoscere l’esito della vicenda. La conclusione sarà delle più amare, con una memorabile scena finale di deportazione di massa che chiude il film senza aver svelato la verità sull’accaduto. L’ultima inquadratura, quel primo piano di Alain Delon incredulo, rinchiuso in uno dei vagoni della morte, arriva come un pugno allo stomaco, è disarmante e fa venir voglia di urlare.
Credo di non esagerare nel dire che “Monsieur Klein” è un film senza l’ombra di un difetto. Joseph Losey cura una regia superlativa, accostabile nelle ricostruzioni d’epoca e d’ambiente al miglior Luchino Visconti. Costumi, fotografia, luci e interni varrebbero da soli lo spettacolo. Vi si aggiunga la prova recitativa di Alain Delon, all’apice della forma (non solo fisica) e circondato da uno stuolo di attori perfettamente calati nei reciproci ruoli. Mi riferisco a giganti del calibro di Jeanne Moreau e Massimo Girotti, purtroppo relegati a parti minori, ma soprattutto ad un ispiratissimo Michel Lonsdale, amico sincero ma pusillanime di Robert Klein. Una figura sfaccettata e discreta che gli calza a pennello. L’elenco non si esaurisce qui. E’ doveroso citare anche Suzanne Flon, Jean Bouise, Michel Aumont e, pur come semplice comparsa, un giovanissimo Gérard Jugnot.
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